Baby pensioni: 9,5 milairdi di euro l’anno!

Sono gli anni ’70, quando, il governo introduce una nuova riforma previdenziale meglio nota come: le “baby pensioni”! Il provvedimento prevede per il settore pubblico la possibilità di andare in pensione con 14 anni sei mesi e un giorno per le donne con prole, 19 anni sei mesi e un giorno per gli uomini, e 24 anni sei mesi e un giorno per i dipendenti degli enti locali. Da quegli anni la spesa pubblica si impenna! Si passa dal 30,1% del 1960 al 46,8% del 1980. Tutte le prestazioni dello stato si dilatano. Ma in soldoni, quanto ci sono costate la baby pensioni? Secondo i dati di Inps e Inpdap, al primo gennaio del 2011 le pensioni destinate a persone che hanno cominciato a usufruirne quando erano sotto i cinquant’anni sono poco più di 531.000, concentrate nel nord, per un costo complessivo di 9 miliardi e mezzo l’anno! 107.000 sono erogate dall’Inps (poco più di 2 miliardi di costo annuo), 425.000 dall’Inpdap, dall’istituto previdenziale dei dipendenti pubblici. In queste 425.000 pensioni (costo 7,4 miliardi all’anno) sono incluse anche quelle di invalidità. Ma il grosso riguarda normali pensionamenti anticipati. Secondo un calcolo effettuato qualche mese fa da Confartigianato i baby pensionati italiani (pubblici e privati) rispetto al pensionato medio hanno ricevuto un trattamento più lungo di quasi sedici anni. Questo significa che in questi 40 anni, l’esistenza delle “baby pensioni” ci è costata quasi 150 miliardi più di quanto ci sarebbe costata la previdenza se i baby pensionati fossero andati a riposo con le stesse regole degli altri. Una tassa cumulata – secondo le stime di Confartigianato – di circa 6.630 euro che grava su ognuno degli occupati italiani. Si tratta di persone che in un calcolo medio restano in pensione per quasi 41 anni. Circa 17.000 di queste pensioni riguardano persone che hanno lasciato il lavoro a 35 anni di età, dunque si tratta in gran parte di ex pubblici. Considerando che l’età media stimata è salita a 85,1 anni, si tratta di 53,9 anni di pensione, il 63,4% dell’intera vita. Altri 78.000 sono andati in pensione tra i 35 e i 39 anni. Anni di pensione stimati: 47,4 cioè il 55,8% dell’intera vita. Significa che ci sono cittadini che hanno riscosso in assegni pensionistici il triplo di quanto hanno versato in contributi!!! Oggi le baby pensioni – incomprensibili per le nuove generazioni che sono cresciute in un modello lavoristico dove non c’è il posto fisso e che non avranno mai quel tipo di previdenza – ci costano in termini monetari circa i nove miliardi e mezzo l’anno ed in termini di pensionamento un’età pensionabile che si aggira intorno ai 70 anni e con un assegno che, con il sistema contributivo, si è notevolmente dimagrito! Il costo di questi privilegi accordati negli anni ’70 a pezzi di società oggi contribuisce a gonfiare il nostro debito pubblico: circa 32.000 euro di debito per ciascuno cittadino! Forse per recuperare quelle risorse bisognerebbe innanzitutto rivolgersi a chi per primo ne ha beneficiato (in previdenza, concessioni fiscali, aiuti, regalie e sprechi). Ovviamente i baby pensionati non sono i più ricchi tra i beneficiari della spesa pubblica allegra di quegli anni, ma sono tra quelli che più palesemente hanno goduto di uno squilibrio il cui conto oggi grava come un macigno sulle spalle delle nuove generazioni.

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