Assieme ai barconi affonda pure il sogno degli Stati Uniti d’Europa.

di Gerardo Lisco. Oggi si è consumata l’ennesima tragedia nelle acque del Mediterraneo. Tutti immediatamente hanno invocato l’Europa senza rendersi conto che l’U.E. è solo un vaso vuoto e tale resterà perché non potranno mai nascere gli Stati Uniti d’Europa. Non esiste e non potrà mai esistere l’Europa che tutti invocano per il semplice motivo che di Europa ce ne sono almeno tre se non addirittura quattro: l’Europa Mediterranea, la Mitteleuropa,
quella slava e infine l’Europa anglo-sassone. Ognuna di esse è diversa dalle altre per cultura, istituzioni, lingua e soprattutto per interessi. Ognuna di esse gravita verso parti del Mondo alternative a quella delle altre parti. Oggi l’U.E. è la Mitteleuropa egemonizzata dalla Germania e dal blocco dei Paesi Protestanti. Il sistema politico, economico e sociale rappresentato dall’UE è costruito in funzione della Mitteleuropa. Gli interessi di quest’area sono lontani, non solo geograficamente e per interessi dal mondo mediterraneo, ma anche per questioni antropologiche e culturali. E’ inutile che facciamo finta di non capirlo, per un mondo calvinista e luterano, come quello Mitteleuropeo dominato dalla più becera logica capitalista e mercatista la responsabilità dello sfacelo è da ricercare nella mancanza di responsabilità individuale: quindi la responsabilità di coloro che muoiono annegati ricade in primo luogo su di loro. Basta con l’ipocrisia e con il servilismo verso i paradigmi culturali dominati. Diciamola tutta la verità. Il mondo delle banche, della tecnocrazia, delle oligarchie, dell’imprenditoria selvaggia non è in grado di affrontare la questione Greca, figurarsi quella rappresentata dal Medioriente e dal Maghreb. Se la Grecia viene lasciata affondare, per essersi permessa di eleggere un governo che contesta i paradigmi imposti dalla Mitteleuropa in nome di una U.E. politica, democratica e solidale come si evince dal documento presentato dal prof. Varoufakis consultabile sul sito Keynes blog, immaginate quali possano essere gli impegni rispetto a una crisi di gran lunga più vasta e più complessa come quella che interessa il Mediterraneo. Di fronte alla determinazione nel non volere affrontare la questione greca come si può pensare che la Germania possa affrontare la crisi mediterranea dopo averla provocata con l’ausilio del suo braccio armato rappresentato dalla Francia dell’allora Presidente Sarkozy. Come possono i tecnocrati, finanzieri, banchieri, oligarchi, che occupano le comode stanze delle istituzioni UE, impregnati di quella cultura liberale che ritiene, per dirla con Hayek, la solidarietà e l’altruismo come i due maggiori ostacoli allo sviluppo dell’economia moderna, affrontare e risolvere una crisi che necessita di solidarietà sociale e internazionale e di politiche redistributive. Quella parte dell’Europa che domina l’UE è la stessa che ha coniato il termine PIIGS, utilizzandolo come sinonimo dell’inglese pigs, per classificare i Paesi Mediterranei, individuando nelle Società di quei Paesi una serie di caratteristiche antropologiche espressioni di una vera e propria subalternità razziale rispetto alla società Mitteleuropea. Se questo è il contesto, quando Renzi dichiara ad Obama “Siamo pronti ad assumerci la responsabilità di una leadership negli sforzi diplomatici in Libia. Il punto chiave è bloccare il traffico degli esseri umani” dimostra che siamo in presenza del solito twitter o hashtag. Una tale dichiarazione denota solo un approccio al problema che non va oltre questioni di ordine pubblico. A Renzi consiglio la lettura di un saggio di Barbero “Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell’impero romano”. La lettura lo aiuterebbe a capire che prima di noi è stato l’Impero romano a doversi confrontare con il problema dell’immigrazione rappresentata dagli avi della Merkel, molti degli strumenti adottati allora anticipano alcuni degli interventi attuali. Anche in quel caso c’era il tentativo di difendere tout court un sistema di privilegi rappresentato dall’aristocrazia romana e sappiamo tutti come la storia si è conclusa. Per non fare la stessa fine bisogna pensare a una sorta di piano Marshall per il Mediterraneo, per metterlo in campo bisogna in primo luogo ribaltare i paradigmi culturali che dominano il mondo contemporaneo e contestualmente riscoprire quell’unità del mondo mediterraneo che tanto grande ha fatto i Paesi lambiti dalle sue acque.

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