Antonio Caprarica: “In ogni angolo di mondo in cui ho lavorato ho lasciato un pezzo del mio cuore”.

di Alberto Sigona. Intervista esclusiva al celebre giornalista e saggista italiano Antonio Caprarica.

Buongiorno Dr. Caprarica, grazie per aver accettato di rilasciare un’intervista a FreeSkipper Italia, ne siamo onorati. Visti i suoi numerosi impegni cercherò di non sottrarLe molto tempo, frenando un po’ il mio spirito “creativo”. Per iniziare Le chiedo: da giornalista ha maturato svariate esperienze professionali, fra le tante, quale ritiene la più significativa, quella che ricorderebbe anche fra mille anni?

In ogni angolo di mondo in cui ho lavorato ho lasciato un pezzo del mio cuore. Io ho iniziato la mia lunghissima carriera televisiva in Afghanistan, quando i carri armati sovietici si ritiravano dalla guerra contro i mujaheddin. Ho “coperto” tutto il Medio Oriente, sono stato a Il Cairo, a Gerusalemme, luoghi che mi hanno stregato e in cui ho lasciato un pezzetto della mia anima. Poi a Mosca ho vissuto un’esperienza professionalmente straordinaria. Ma anche umanamente perché è lì che ho incontrato l’amore della mia vita, la mia futura moglie. Quindi Mosca mi ha anche regalato una vita sentimentale felice. Però naturalmente per me la Gran Bretagna è un’altra cosa, col tempo Londra è diventata quasi una seconda casa dopo Lecce (in cui sono nato), la mia seconda Patria, ma lo era prima ancora che ci andassi a lavorare… A Londra feci il mio primo viaggio d’adolescente, era la Londra dei Beatles, dei Rolling Stones, della liberazione sessuale, furono anni entusiasmanti che credono abbiano segnato la mia vita per sempre.

Uno dei periodi più rilevanti della sua carriera è stato quando era corrispondente RAI da Londra. Impossibile dimenticare i suoi numerosissimi servizi coi quali con competenza, originalità ed un pizzico di humour informava i telespettatori di tutto quanto riguardava la famiglia reale d’Inghilterra. Secondo lei perché la Regina Elisabetta II era così amata dai suoi sudditi? Eppure non sono mancati i momenti travagliati del suo regno…uno su tutti la scomparsa in circostanze drammatiche di Lady Diana…

Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto citerei la durata. Nel caso dei monarchi la durata è il primo parametro per “misurare” il loro successo: se stanno a lungo sul trono vuol dire che i sudditi glielo permettono. La Regina sapeva bene che aveva ottenuto la corona “per grazia di Dio”, ma se non avesse fatto il suo dovere, sarebbero stati i suoi sudditi a toglierli la corona. Poi ovviamente giocò un ruolo fondamentale l’esser salita sul trono in età molto giovane, a soli 25 anni. Non a caso all’epoca, quando Elisabetta fu incoronata, Churchill auspicò che potesse diventare una seconda età elisabettiana. Lei difatti incarnava una tradizione eccezionale, ovvero la monarchia imperiale: è importante ricordare che lei è stata l’ultima sovrana ad incarnare la memoria dell’Impero, della sua straordinaria potenza, e per un Paese come la Gran Bretagna – che aveva perso l’Impero più vasto che sia mai apparso sulla faccia della Terra – ciò è stato qualcosa di estremamente rilevante. Non a caso la Brexit (che ha sancito la separazione dall’Europa) si è affermata anche grazie a questo sentimento mai sopito fra il popolo di nostalgia e malinconia nei confronti del glorioso passato. Ricordo altresì che Elisabetta nel corso degli anni era diventata una sorta d’icona pop amata in tutto il Mondo. I suoi completini pastello erano diventati il marchio di fabbrica della monarchia britannica… Quindi ribadisco che tanti fattori hanno contribuito al successo di Elisabetta II, che in fondo è stata l’ultima “vittoriana” a sedere sul trono inglese, incarnava le linee guida di quella età, anche perché sin da giovane era stata educata come si educavano le principesse del regno di Vittoria. Tutto ciò spiega l’enorme popolarità della Regina, che anche nei momenti più difficili, come la morte di Lady Diana, non è mai scesa sotto il 70%. In proposito ricordo l’immagine del capo chino di Elisabetta – per lei, la Regina, che non chinava il capo di fronte a nessuno – di fronte al feretro della Principessa Lady D, che indicava la sua capacità di statista, facendoci comprendere la sua sagacia e la sua grande capacità politica di afferrare il momento e di dare la risposta giusta. Ricordo inoltre, a conferma della sua enorme popolarità ed affetto che riscuoteva nei confronti del popolo britannico, quando in piena pandemia da Covid-19 la Regina ultra novantenne trasmise un messaggio d’incoraggiamento e di speranza ai suoi amati sudditi, ricordando la grande storia del Paese, auspicando che l’attuale generazione dimostrasse lo stesso orgoglio e la stessa determinazione dei propri avi. Elisabetta è stata una roccia sino agli ultimi giorni della sua vita.

Secondo lei qual è stato il momento più “elevato” della monarchia?

L’apoteosi di Elisabetta è stata in occasione del giubileo di platino per i 70 anni di regno, che ha rappresentato il trionfo di tutti i motivi che rendono la monarchia un elemento così fondamentale della storia e della vita britannica. Poi in generale, andando a ritroso nel tempo, uno dei momenti più alti nel corso del Novecento è stato indubbiamente il giorno della vittoria durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui la Gran Bretagna guidò la resistenza all’invasione Nazista, divenendo la principale artefice assieme agli USA della sconfitta di Adolf Hitler. Fu la celebrazione della capacità di leadership della monarchia. Per il resto Elisabetta ha avuto molti momenti importanti. Cito ad esempio la sua battaglia contro l’apartheid in Sudafrica.

William & Harry. Da inseparabili a nemici” è il Titolo della sua ultima di tante fatiche letterarie. Allora chi meglio di lei potrà svelarci in estrema sintesi perché fra i due fratelli è subentrata l’ostilità?

La loro ostilità dimostra che raramente i rapporti all’interno di una famiglia reale sono rapporti d’amore, ma in genere sono rapporti di potere che vanno a scapito della sfera affettiva. I due fratelli erano davvero legati da un profondo rapporto cementato dalla tragedia della morte della madre vissuta in tenera età, eppure la loro unione è andata ugualmente in crisi. In fin dei conti William sin dal principio era destinato ad essere re ed Harry era destinato ad essere niente; il cadetto tuttalpiù è destinato ad essere un erede di scorta, indirizzato gradualmente alla perdita d’importanza. L’erede al trono genera figli e questi sopravanzeranno il cadetto nell’ordine di successione. Storicamente sono stati pochi i numeri due capaci di resistere alla frustrazione delle ambizioni tradite, del… “perchè lui e non io”.

Ultima domanda: a 71 anni Antonio Caprarica ha ancora un sogno da realizzare?

Se una persona non coltiva sogni sino all’ultimo giorno della sua vita, che senso ha vivere? Di sogni ne ho ancora tanti, persino troppi; se ne devo scegliere uno, anche se so che è quasi irrealizzabile, è d’imbarcarmi in una crociera per il Polo Sud – uno dei pochi posti al Mondo che non ho ancora visto – e fare una di quelle marce sui ghiacci dell’Antartico che solo poche persone ben allenate riescono a compiere. Magari se ci metto il giusto impegno potrò un giorno riuscirci anch’io.

Grazie infinite!!!

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