Alluvioni e siccità.

Il premier Giorgia Meloni twitta: Seguo con attenzione l’evoluzione del maltempo che ha colpito in particolare l’Emilia-Romagna. Ho chiamato il ministro Musumeci, il presidente della Regione Bonaccini, a cui ho manifestato solidarietà e vicinanza alle popolazioni colpite e il capo della Protezione Civile Curcio”.

 

Carlo Calenda leader di Azione twitta: “Le immagini dell’alluvione che arrivano dall’Emilia-Romagna preoccupano. La mia solidarietà a cittadini, amministratori e a chi presta soccorso. Approviamo un piano per la gestione del dissesto idrogeologico, aumentiamo gli investimenti in prevenzione e infrastrutture di contenimento per rendere più sicuri i territori. Basta aspettare”.

Si parla tanto e a sproposito dei cambiamenti climatici, soprattutto d’inverno, quando piove troppo il che come è naturale che sia provoca l’innalzamento del livello dei fiumi, o quando piove troppo poco e i fiumi si prosciugano.

Tutto normale, tutto secondo natura. Quello che non è assolutamente normale sono le inondazioni, le frane, le slavine e la siccità

Caldo e freddo, siccità e pioggia, sono fenomeni del tutto naturali che si ripetono da millenni nel corso delle stagioni. Molto meno naturale è l’incuria di chi di dovere, di chi dovrebbe prevenire le conseguenze naturali di fenomeni che ciclicamente si ripetono dalla notte dei tempi, mettendo in sicurezza i centri abitati e le campagne dalle alluvioni e dalle frane, e creando delle riserve idriche mirate a superare le criticità estive.

A testimonianza di quanto detto, ecco la citazione di “una terribile siccità” riconducibile al 1800  tratta dal Bollettino Salesiano dell’Aprile 2023:

COSÌ PARLAVA MAMMA MARGHERITA.

A trentatré anni, Francesco Bosco fu portato via da una polmonite. Margherita non poteva farcela da sola e decise di andarsene dalla fattoria Biglione. Con rara crudeltà, i Biglione la citarono in giudizio per il pagamento di una penale pesante.

Margherita trasferì nella malconcia casetta, che in realtà era una stalla con fienile e un deposito di attrezzi agricoli, la sua famiglia: il figlio Antonio, nove anni, Giuseppe, quattro anni, Giovanni di due anni e la suocera invalida che si chiamava come lei, Margherita Bosco. Aveva qualche piccolo pezzo di terra, una mucca e un vitello. E tanti debiti. Perché anche la casetta non era ancora stata pagata.

Erano poveri, certo. Ma c’era lei. La mamma aveva le braccia larghe e un cuore ancora più largo. E tanto coraggio.

Neanche a farlo apposta i primi anni furono maledetti da una micidiale carestia. Giovanni lo ricorderà sempre: «Le persone che dovevano sopravvivere erano cinque, e proprio quell’anno i raccolti andarono perduti per una terribile siccità. I generi alimentari salirono a prezzi favolosi. Si dovette pagare fino a venticinque lire per un’emina di grano, e sedici lire per una di granoturco. Gente che ricorda bene quei tempi, mi ha raccontato che i poveri chiedevano in elemosina un pugno di crusca, per rendere più consistente la scarsa minestra di ceci o di fagioli. Si trovarono mendicanti morti nei prati, con la bocca piena d’erba: l’ultima risorsa con cui avevano cercato di nutrirsi.

Mia madre mi raccontò molte volte che nutrì la famiglia dando fondo ad ogni scorta. Poi raccolse il denaro che aveva in casa e lo diede ad un vicino, Bernardo Cavallo, perché cercasse di procurarci dei viveri. Era un nostro amico, si recò a vari mercati, ma non riuscì a combinare niente. Anche offrendo prezzi esorbitanti, non si riusciva a comprare».

Margherita guardava gli occhi dei suoi bambini. Avevano sempre fame. E tanta paura. Non si perse di coraggio neanche per un istante.

«Papà, morendo, mi disse di avere fiducia in Dio. Inginocchiamoci e preghiamo».

Anche Giovannino, con le piccole mani giunte, diceva le parole che non capiva con gli occhi sgranati sulla mamma. La mamma si alzò risoluta e disse: «Nei casi estremi si devono usare mezzi estremi».

Prese il coltello grosso e andò nella stalla. Con l’aiuto di Bernardo Cavallo uccise il vitello. E quella sera la famiglia Bosco poté mangiare carne a sazietà.

Antonio già grandicello si preoccupò: «Come faremo senza vitello?»

«Qualcosa bisogna sacrificare per ciò che è veramente importante. Voi siete più importanti del vitello».

«Ci rimboccheremo le maniche e lavoreremo di più. Ci faremo aiutare. Insieme ce la faremo».

Giovanni masticava con gusto il suo boccone d’arrosto e ascoltava attento le parole della mamma. Non le avrebbe dimenticate.

Non dimenticò molti altri insegnamenti della mamma che divennero il telaio luminoso della sua persona.

Fonte: https://bollettinosalesiano.it

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2 Responses

  1. vittorio f. ha detto:

    Dalla siccità siamo passati alle inondazioni. Quante palle raccontano gli specialisti del clima.

  2. Lo Zio ha detto:

    La morale è sempre quella: PIOVE GOVERNO LADRO!

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