Agli Statali aumenti da fame!

Milleduecento euro al mese. Questo è lo stipendio medio di un impiegato dello Stato che non ha la fortuna di prestare servizio al Quirinale o a Montecitorio dove il suo stipendio, come per magia, lieviterebbe di oltre cinque volte il suo! Ma il pubblico travet può stare sereno, perché a “cambiare verso” alla sua busta paga ci pensa il “premier senza voto” che per il rinnovo del contratto sta discutendo con i sindacati se aumentarla di tre o addirittura di cinque euro. Una decisione che tirerà fuori dalla crisi, assieme all’Italia tutta, anche il pubblico impiego. Questa è l’Italia che cambia verso.
L’Italia che con il blocco del turn over e l’innalzamento dell’età pensionabile costringe sul posto di lavoro gli ultrasessantenni, lasciando a casa milioni di giovani disoccupati. L’Italia che ha svuotato il pubblico di personale e di competenze per darli in gestione ai privati. L’Italia che pretende di fare le nozze coi fichi secchi, retribuendo i suoi dipendenti, vecchi, malpagati e scoglionati, con stipendi da fame, stigmatizzati persino dalla Corte Costituzionale. Ma il governo è comunque ottimista, perché grazie alle sue riforme l’Italia è fuori dal tunnel della crisi. Cresce il pil e cala la disoccupazione. Cresce l’efficienza e l’efficacia di ospedali, scuole e tribunali e cala il debito pubblico. Cresce a tremila euro la soglia del contante da spendere e cala l’evasione. Insomma, da quando al governo c’è il “premier senza voto”, l’Italia si è miracolosamente trasformata nel Paese delle meraviglie, dove tutto va bene. Insomma, per chi non se ne fosse accorto, l’Italia è ripartita, anche se milioni e milioni di italiani sono rimasti fermi, a terra!

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