Abusi a norma di legge.

di Maria Pia Caporuscio. Da troppi anni in questo paese si fa politica per favorire i capitalisti a scapito della classe lavoratrice. Dopo la seconda guerra mondiale i governanti italiani avevano capito che i salariati sono esseri umani e come tali dovevano essere trattati (non animali da lavoro come vengono ancora considerati dagli animali in giacca e cravatta) e avevano concesso quei sacrosanti diritti, che una società sana deve ad ogni nato.
Ma questa forma di giustizia sociale viene mal sopportata dai capitalisti, indisposti a cedere persino le briciole che cadono dalle loro tavole e siccome sono loro ad avere in mano le armi (soldi) è stato facile riuscire a rimettere indietro l’orologio della civiltà. Questo lugubre evento è stato possibile grazie agli esseri indegni ed immorali, che da tempo si sono alternati e si alternano al governo del nostro paese. Il primo atto che ha posto fine alla crescita dell’Italia è stata la cancellazione della scala mobile, che assicurava il benessere ai cittadini e di conseguenza anche alla nazione, visto che ciò che si produceva non marciva nei magazzini, ma veniva acquistato avendo i cittadini la possibilità di farlo, per cui i soldi giravano e tutto funzionava. Purtroppo da quel momento la vita dei lavoratori italiani è cominciata a peggiorare. Ogni legge aggiungeva un segno meno alla qualità di vita della popolazione e le leggi sul lavoro cancellavano ad uno ad uno tutti i diritti acquisiti. Leggi ingiuste e disumane che hanno impoverito l’intera classe lavoratrice privata del lavoro e gettata sul lastrico, o nel migliore dei casi precarizzata per non dire schiavizzata e molti di loro, presi dalla disperazione si sono addirittura tolta la vita. Tutto ciò perché dei governanti indegni hanno permesso e permettono ancora, a questa degenerata e insaziabile categoria, di trasferirsi all’estero per guadagnare ancor più, affamando e uccidendo coloro che l’avevano arricchita. Gli italiani erano affezionati al proprio lavoro, non era solo per lo stipendio, lo amavano al punto da ritenerlo una seconda famiglia e si impegnavano di migliorarne la qualità ogni giorno. Non si annoiavano affatto come blaterano quei buffoni, che non avendo mai lavorato si permettono di vomitare cazzate, quando loro ci si sono incollati al posto fisso e se lo tengono stretto con le unghie e coi denti, arrivando a commettere qualsiasi nefandezza pur di non mollarlo, mentre della sorte di coloro che li mantengono alla bella vita se ne fottono. I capitalisti odiano il lavoro fisso perché garantisce ai salariati la sicurezza nel futuro e ne impedisce i licenziamenti senza giusta causa. Questi squali amano la precarietà così possono ricattarli oltre che impedirne gli scioperi e le lotte per il riconoscimento dei loro diritti. Col precariato ottengono anche il congelamento della coscienza di classe, costringendoli ad accettare gli abusi sotto la minaccia del licenziamento facile, esattamente come capitalismo detta.

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