di Carmelo Musumeci. L’ergastolo è una vita senza una vita, dove la vita e la morte si confondono. Anche gli ergastolani vorrebbero avere un calendario in cella per segnare i giorni, i mesi e gli anni che mancano loro per ritornare alla vita.
Spesso ho detto e scritto che in Italia, Patria del Diritto Romano, ci sono molti umani che tengono altri umani chiusi in una cella da più di 30 anni, e in alcuni casi da 40 anni e più, che ormai si nutrono solo con briciole di speranza, che spesso vengono mangiate dagli avvoltoi.
Uomini che non sanno più chi sono, né dove sono, né dove vanno, che non hanno nessun domani, hanno solo un passato che non passa e corrono con la morte per la morte.
Molti di loro se potessero scegliere preferirebbero morire subito, adesso, in questo momento, piuttosto che nel modo orribile, progressivamente e infinitamente spaventoso, di morire tutti i giorni a fare sera e a fare mattino.
Documento di carcerazione espiata di Domenico Papalia
Il passato dell’ergastolano sarà sempre presente e il presente sarà sempre uguale al futuro.
La pena deve dare speranza, altrimenti è solo un’esecuzione e una vendetta. Non si può essere colpevoli per sempre: qualsiasi cosa dovrebbe avere un inizio e una fine. L’ergastolano non può guardare in faccia il futuro, può solo guardare il tempo che va via.
Non si può chiedere la certezza della pena senza sapere quando finisce una pena.
L’ergastolo in Italia c’è! Chiedete a Papalia Domenico: defunto vivo, 58 anni espiati.
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