di Clemente Luciano. Con la seconda ondata del virus è ricominciata l’alluvione dei Dpcm. Nuove regole, altri divieti e obblighi.
Obbligo, per esempio, di chiudere i servizi non essenziali. E “non essenziali”, per il premier Conte, sono i luoghi della cultura: musei, teatri, biblioteche.
Oltretutto non si capisce come mai cinque persone in una stanza di museo rischino il contagio più di cinque persone in un negozio di alimentari di identica superficie.
E così bisogna accontentarsi di visite “virtuali”, almeno per quanto riguarda i musei.
La chiusura di teatri, biblioteche e musei conferma così quale sia il “sentimento” di questo governo nei confronti della cultura:essenziale è il negozio di giocattoli per bambini, non i musei,i teatri e le biblioteche.
Invece il teatro e i musei e le biblioteche sono altro e di più,ed anzi dobbiamo prepararci a un diverso modo di fare cultura,di avere bellezza,di coltivare memoria,di mantenere sensibilità di cui c’è sempre bisogno.
Ed è in questo nuovo,inaspettato tempo che tale bisogno si fa sentire ancora più necessario.La memoria culturale ci ricorda quel che eravamo e ci proietta verso il futuro.
Ci dona ricchezza interiore,alimenta speranza. E ci cura l’anima. Diceva il pittore Lucien Freud, nipote del padre della Psicoanalisi,Sigmund: “Vado alla National Gallery come si va dal medico”.
Nell’art. 9 della Costituzione c’è scritto che: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
E’ qui il senso di tutto.È nel nostro patrimonio artistico,nella nostra cultura che risiede il cuore della nostra identità nazionale.
Questa Italia è dentro ciascuno di noi,espressa nella cultura umanistica,dall’arte figurativa,dalla musica, dall’architettura, dalla poesia e dalla letteratura di un unico popolo.
Non a caso quell’articolo 9 si trova nella sezione “Principi fondamentali” della Costituzione.”Principi fondamentali”,altro che servizi non essenziali.
E allora fatelo quest’altro Dpcm: che tutti i musei e i teatri e le biblioteche siano aperti.
Sarebbe un segnale di vita e di speranza.
L’affermazione che arte e cultura sono necessarie,anche e soprattutto in un momento come questo.
Sarebbe la consapevolezza che la ripartenza richiede memoria della nostra cultura,storia e bellezza.
Che il museo,il teatro,le biblioteche sono macchine del pensiero,il simbolo di una società che non si limita a sopravvivere a se stessa.
Un modo per prepararci al mondo nuovo che verrà.
La pandemia ci obbliga alla consapevolezza della nostra fragilità.
Ma anche alla consapevolezza della nostra forza che è la nostra immensa cultura.
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