La ‘Difesa’ è un Diritto.

di Guido Occelli. Il recente fattaccio del Lodigiano ha riportato alla ribalta della cronaca la questione della Legittima Difesa, una valanga di discussioni, sempre le stesse considerazioni da una parte e l’altra, un minestrone inconcludente fatto di miscelazioni convulse di argomenti solo apparentemente inerenti, ma che dovrebbero rimanere distinti, migliorati e allineati alle necessità dei nostri tempi.
Inserire nello stesso discorso senza una selezione organica, la legittima difesa, la sicurezza, la certezza della pena e lo stato delle forze dell’ordine serve solo a creare confusione senza approfondire l’argomento alimentando le polemiche e le speculazioni. Ladri, rapinatori e violenti ci sono, ci sono sempre stati e ci saranno sempre, indipendentemente dalla certezza della pena e dalle forze dell’ordine, fermo restando che in questo periodo si stanno toccando livelli molto preoccupanti, di cui questi ultimi governi negano in maniera svergognata ogni responsabilità. Anche mettendo ogni aggressore in galera e tre agenti per cittadino, ci sarà sempre un’aggressione a danno di un cittadino (sicuramente meno di oggi), per questo la difesa è un diritto universale riconosciuto anche nel nostro paese, costituzionalmente e legislativamente. Se è per questo anche il diritto al lavoro, allo studio, al risparmio, alla salute e tanti altri e non solo quello genitoriale, di libertà religiosa o di tutela delle minoranze etniche e culturali, diritti tanto cari ad alcune aree politiche che vengono espansi a difesa di indifendibili eccessi. La reale questione non è come poter mettere in pratica il diritto alla difesa e molti altri diritti costituzionali, ma accedervi senza dover pagare tutti i “pedaggi”, sanzioni e negazioni. Non serve cambiare leggi, basta applicare correttamente quelle esistenti e ricondurre il nostro paese a uno Stato di diritto, dove le leggi e la costituzione si applica senza fantasiose, faziose e strumentali interpretazioni.
Ovviamente non mi riferisco solo alla legittima difesa. Già nel lontano 1977, qualcuno ricorderà il caso di Luciano Re Cecconi, centrocampista della Lazio ucciso da un gioielliere romano in una finta rapina, il calciatore per burlarsi del gioielliere entrò nel suo negozio fingendo di avere un’arma nella tasca, il commerciante reduce da una rapina di pochi giorni prima estrasse la propria arma e lo fulminò sull’uscio. Il gioielliere venne assolto per “legittima difesa putativa”, formula che sta per l’essersi difesi nella semplice presunzione di essere a rischio di vita. Nel 2006 la legge sulla Legittima Difesa è stata perfezionata e ampliata anche alle proprietà, rendendola più garantista e adatta all’era moderna. I casi di legittima difesa sono numerosissimi e di ogni tipo, non avvengono rapine solo in casa e non sempre con armi convenzionali, le persone che riescono si difendono ovunque siano aggredite e con ogni mezzo, senza avere il tempo di pensare alle conseguenze e alle modalità, per mero spirito di sopravvivenza e questo ne fa un diritto. Non è come alcuni vogliono far credere, un farsi giustizia da soli, non è vendetta, ma semplice spirito di sopravvivenza e la non rassegnazione al soccombere all’inaspettato. Il vero e unico problema non è la legge che norma il diritto alla difesa, ma la sua reale e concreta applicazione in sede giudiziaria. In molti casi gli organi competenti si muovono in linea con lo spirito del legislatore a difesa del diritto, ma in altrettanti casi gli stessi sembrano voler rimarcare la propria autonomia di potere andando in senso letteralmente opposto, punendo con sanzioni risarcitorie e penali chi, suo malgrado si è trovato senza colpe, a doversi difendere da un’aggressione fisica, patrimoniale e psicologica, perpetrata da estranei malintenzionati intenti a delinquere. Da qui sentenze assurde di condanna e risarcimenti che regalano il senso di ingiustizia più genuino. Per non parlare di inchieste e processi lunghissimi e costosissimi che spesso approdano al terzo grado di giudizio con assoluzione dopo anni di angosce e sacrifici. In molti spostano strumentalmente l’attenzione sul possesso di armi come se fosse il cardine su cui rinnegare l’esercizio alla difesa, niente di più sbagliato, c’è un’infinità di persone impaurite che dormono con il mattarello sotto il cuscino, pronte ad usarlo e pronte ad essere condannate per abuso di legittima difesa e al pagamento dei danni fisici provocati dal mattarello sulle corna del malcapitato aggressore. Il problema non risiede nella legge sulla Legittima Difesa, non sono le armi, non è la quantità di forze dell’ordine, che se ce ne fossero di più e più garantite (per assurdo anche loro soffrono l’onta di severi giudizi nell’esercizio delle loro funzioni), sarebbe sicuramente meglio. Il problema risiede esclusivamente in quegli organi deputati a tenere separati i soggetti socialmente pericolosi dalla società civile che gode del sacrosanto diritto alla difesa, che spesso operano esattamente in direzione inversa.

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