di Marina Serafini. Come un tronco, ben piantato al suolo, si erge maestoso e solitario verso il cielo. Solo, scuro, con la scorza ruvida e porosa, liscia ed anche ferita in certi aspetti. Così io punto i piedi sul terreno e mi sento compatta, intera.
Sto nell’aria, diritta verso l’alto, in direzione della cupola azzurra che sovrasta il mondo che conosco. Un mondo fatto di suoni e di odori. E di fastidiose cianfrusaglie che si espandono arroganti sulla semplicitá essenziale, che è pulita nella sua nuditá.
Ammiro quel tronco robusto, integro e distorto, che si piega di qua e in là dove ha cercato il sole e dove ha voluto evitare nefaste correnti. E che si veste di rami sottili come indossasse una corona leggera e robusta, come un cimiero o una chioma ricciuta e ribelle, un distinguo di personale beltà. Un corpo fatto di legno, radici e rami, un corpo pieno di linfa, che viaggia all’interno di un’armatura robusta. Duro il suo aspetto, ma tenera e fragile la polpa. Scura fuori e chiara all’interno. Lui come me: semplicemente albero, semplicemente vita.
Un nuovo anno che comincia…
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