Rosatellum, l’ingovernabilità normalizzatrice.

di Gerardo Lisco. Tra le questioni politiche in discussione in questi giorni c’è l’approvazione, della nuova legge elettorale che prende il nome dal suo proponente, l’Onorevole Rosati. La discussione sul nuovo testo tocca sia gli aspetti procedurali, nello specifico l’approvazione con il voto di fiducia, che il merito del nuovo sistema che svilirebbe il Parlamento riducendolo ad un’assemblea di cooptati funzionali al leader.

Dalla partitocrazia siamo passati alla leadercrazia. La riflessione sul nuovo sistema elettorale non può però essere ridotta alle sole due questioni che ho citato: per quanto entrambe importanti, ridurre la questione del “rosatellum” a un problema solo nazionale e di mera tecnica costituzionale ed elettorale è riduttivo e non inquadra completamente i termini della questione. Ogni atto politico consumato in uno dei Paesi U.E. ha la sua rilevanza rispetto al fine che i ceti egemoni si sono posti e cioè la realizzazione, costi quel costi, di un modello di Europa coincidente con il mercato. Dopo la vittoria di Macron in Francia e la vittoria della Merkel in Germania, per l’establishment si poneva il problema della normalizzazione del sistema politico italiano dopo i sussulti avutisi all’indomani del referendum sulla controriforma costituzionale. Ad aver pagato è stato Renzi con le sue dimissioni e l’apparente oscuramento della Boschi e di Lotti; ma, a parte questo aspetto, non è cambiato nulla. Dal referendum ad oggi il sistema è stato mantenuto in standby . Il governo Gentiloni ha proseguito imperterrito con le stesse politiche economiche del Governo Renzi. Adesso il 2018 è dietro l’angolo e con esso le elezioni politiche, la presunta crescita dell’1,5% del PIL consente l’approvazione di un DEF che non modificherà le condizioni sociali ed economiche degli italiani, i quali continueranno ad essere precari, disoccupati e con diritti sociali ridimensionati, e che consentirà l’approvazione definitiva del Fiscal Compact senza colpo ferire all’insegna della normalizzazione. A questo punto perché il quadro potesse essere completo mancava la legge elettorale. Ed eccola. Verrà approvata senza colpo ferire, con voto di fiducia, anche al Senato. Essa non crea i presupposti per la tanto agognata stabilità di Governo; questa mancanza di stabilità è voluta e perseguita dall’establishment e da coloro che in Italia ne fanno parte perché è con l’instabilità politica che l’opinione pubblica nazionale viene controllata e indirizzata. Come è successo alle scorse elezioni politiche la campagna elettorale che condurranno PD e Forza Italia con l’aiuto dei media di regime sarà all’insegna dell’apparente conflitto tra centrodestra e centrosinistra. Il conflitto sarà amplificato e alimentato per far sì che i rispettivi elettorati votino per il raggruppamento politico di riferimento individuando in esso l’alternativa. In questo modo si spera di “marcare” quegli elettori tentati da movimenti politici, come il M5S, non ancora completamente integrati nel sistema dominante. La stabilizzazione, dicevo, passa attraverso l’instabilità di un sistema elettorale pensato apposta. Mentre in altri Paesi per educare l’opinione pubblica si preferisce agitare lo spettro del terrorismo e degli attentati, in Italia si preferisce ridimensionare il ruolo della politica riducendola a puro conflitto tra ceti spesso corrotti e imbelli. E’ molto più semplice e non causa morti. D’altra parte una ragione per la quale in Italia non ci sono attentati terroristici ci dovrà pur essere. All’indomani delle elezioni sarà molto difficile stabilire chi ha vinto e chi ha perso. Il nostro sistema continua ad essere Parlamentare per cui ai sensi di quanto previsto dalla Costituzione spetterà al Presidente della Repubblica, sentiti i partiti, gli ex Presidenti della Repubblica, ecc. incaricare la persona che dovrà formare il Governo e nominare su sua proposta i Ministri. La partita politica, con un Parlamento di cooptati, si giocherà nell’ombra e sarà scontro tra potentati finanziari ed economici. Il confronto non riguarderà la possibile alternativa tra proposte di politica economica davvero alternative, riguarderà il rapporto con l’UE e in che modo territori, potentati economici e finanziari, ceti politici, in concorrenza tra di loro si posizioneranno in vista di una UE a doppia, tripla e quadrupla velocità. Saremmo in presenza del trionfo del liberismo più totale. Perché se non fosse chiaro il liberismo non riguarda la sola sfera, per così dire, strettamente economica, riguarda l’intero sistema di relazioni economiche, finanziarie, territoriali e di ceti politici. Il liberismo è la riduzione di ogni aspetto della vita associata al mercato. L’opinione pubblica verrà bombardata da dichiarazioni di Renzi, Berlusconi, Di Maio, Salvini, Alfano, ecc. Saranno tutte dichiarazioni vuote a perdere.  Di fatto saranno solo in concorrenza tra di loro per il riconoscimento del proprio spicchio di consumatori e soprattutto in funzione degli interessi che rappresenteranno in Parlamento e rispetto ai quali sono chiamati a legiferare.

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