di Redazione. Va bene aiutare i più deboli. Va bene assistere i più poveri e indigenti. Va bene tutto, ma a patto che non si vada ad ingrossare le fila dei ‘falsi-indigenti’, come già accaduto per i ‘falsi invalidi’, e che quindi i poveri che si decide di ‘assistere’ siano per davvero poveri.
Ma un governo nazionale, che deve rappresentare, garantire e tutelare gli interessi di tutti i cittadini, non si può preoccupare soltanto di chi non lavora o di chi accede alla pensione sociale. Occorre anche approvare delle norme eque, che non arrivino a mortificare chi un lavoro c’è l’ha e presta ogni giorno un servizio professionale per lo Stato o per un ente privato.
Stiamo parlando del popolo delle buste paga nette sui 1.300 euro: per loro l’assegno di pensione potrebbe non superare i 780 euro! Una somma simile a quella che oggi, attraverso il reddito di cittadinanza, si vuole destinare a chi non ha un lavoro e, attraverso la pensione di cittadinanza, a chi non ha mai versato un euro di contributi previdenziali nelle casse dell’Inps.
Ecco perché la cosiddetta ‘Manovra del Popolo’ non appare giusta ed equa. A meno che i normali ‘cittadini-lavoratori-pensionati’ delle buste paga non facciano parte di un altro ‘popolo’. Un ‘popolo’ che, a questo punto, farebbe bene a trovarsi una nuova casa politica che tuteli i propri diritti e le proprie famiglie.
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