Dopo le vacanze pasquali la borsa di Milano, maglia nera d’Europa trascinata giù dal tracollo dei bancari, ha chiuso con -4,98%, mentre lo spread dei Btp italiani tornato per la prima volta in due mesi sopra i 400 punti base, fra paure di un effetto contagio da Madrid e timori per le aste di questa settimana. Per le borse d’Europa è un tracollo, fra nuove paure per la crisi del debito e occupazione al palo negli Usa. Occhi puntati quindi sull’Italia, dopo l’asta spagnola non esaltante della scorsa settimana. Il Tesoro offre 11 miliardi di Bot a tre mesi e un anno e mette all’asta i Btp, in particolare il tre anni marzo 2015 che ieri offriva il 3,909% contro il 2,76% risultato all’asta del mese scorso: un rialzo che, se confermato oggi, indicherebbe una spiacevole inversione di tendenza. A testimonianza del fatto che una politica dettata solo dai mercati ed immolata unicamente allo spread ha le gambe corte e non porta lontano! L’Italia dovrebbe pensare più a se stessa che all’Europa! Credere di più in ciò che le riesce meglio, senza scimmiottare quello che gli altri già fanno altrove e meglio di noi! Siamo il paese più bello del mondo con le nostre attrattive naturali e paesaggistiche. Siamo la culla della civiltà, della storia e della cultura. Siamo la patria dell’arte, della creatività e dell’ingegno a trecentosessanta gradi. Non siamo soltanto il Paese dei farabutti e dei corrotti! All’estero ci vedono ancora come l’Italia dell’artigianato di qualità, del manifatturiero di pregio, del design, dell’ottima tavola, del vino e dell’olio buono, del turismo, della cultura e del saper vivere. Insomma, oltre confine ancora credono in questa Italia. Il problema e che noi italiani abbiamo smesso di crederci! Ma siamo ancora l’Italia del lavoro ben fatto, del buon gusto, del genio, dell’estro, della creatività, del mangiare bene e del vivere sano. Adesso dobbiamo solo tornare a crederci. Adesso è il momento di rimboccarci le maniche. Unirci in un solo intento per il raggiungimento di un unico scopo: tornare ad essere grandi nel mondo! Ma per riappropriarci del ruolo che storicamente ci compete sulla scena internazionale – che non è della comparsa, ma da protagonista – occorre una classe dirigente sana e capace. Serve a tutti i costi rimettere in moto la produttività, ridare linfa vitale alle piccole e medie aziende, ricollocare al centro della vita politica e sociale del paese la famiglia italiana, il lavoro ed il bene comune. Solo così potremmo farcela. Solo così potremmo finalmente uscire dalle sabbie mobili dei mercati e delle borse!
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Io non voto più dal 1994. Mi rivedranno nella cabina elettorale solo quando mi daranno una pensione decente