di Angelo D’Amore. Quando si trattava di Silvio Berlusconi, le sue malefatte, i suoi festini, i suoi intrallazzi con gli amici degli amici (famose quelle che coinvolgevano l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso che si “rilassava” nei centri benessere…) l’uso delle intercettazioni era sacrosanto, un mezzo necessario per accertare la verità, uno strumento fondamentale affinchè l’opinione pubblica fosse informata su ciò che accadeva nel Paese. Diverso clima si sta generando intorno alla possibilità di rendere pubbliche, le intercettazioni relative al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ed il suo possibile coinvolgimento nelle trattative di accordo tra mafia e Stato che all’epoca avrebbe coinvolto il Senatore Nicola Mancino e l’ex Ministro degli interni Claudio Martelli. Secondo il parere del Presidente della Repubblica, “si sta creando ad arte, una strategica campagna denigratoria!”. Ci sarebbero a suo dire, dei precisi esecutori di tale “disegno sovversivo“. Ritengo che il concetto di presunta superiorità morale della sinistra, fin troppo e per troppo tempo abusato, sia ormai qualcosa di dissolto. Penso invece che, data la delicatezza dell’argomento in questione, mai come in questo caso, si debba andare fino in fondo per accertare la verità.
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