Unione Europea e Indipendentisti catalani in prigione.

di Attilio Runello. È di questi giorni la notizia che il governo spagnolo è favorevole alla concessione dell’indulto ai politici catalani separatisti che erano finiti In prigione con condanne dai nove ai tredici anni per aver promosso un referendum in Catalogna per l’indipendenza di questa regione.
A seguito dell’ evento alcuni di loro fuggirono all’estero per non farsi arrestare.
L’Unione europea preferì non occuparsi della questione ritenendola una questione interna alla Spagna.
La scelta come ebbe ad osservare Junker era politica. L’esempio della Catalogna poteva essere seguito da altri paesi e non c’era nessun interesse a realizzare una Unione di novantanove paesi.
“Se permettessimo alla Catalogna di separarsi – e comunque non sono affari nostri – altri faranno lo stesso. Non voglio che succeda. Non mi piacerebbe che tra 15 anni avessimo un’Unione Europea con 98 stati”, ha detto Junker nel 2018.
Un tema che è considerato di competenza assoluta degli stati è l’integrità territoriale e la difesa dei propri confini. Evidentemente anche nel caso di un paese che ha organizzato un referendum senza nessuna forma di violenza. E che diversi giornalisti lo hanno considerato un atto di limitazione delle libertà fondamentali di un popolo all’auto determinazione. Ma questa è la politica: se sui migranti Davide Sassoli può alzare la voce, se su delle restrizioni a delle libertà in Ungheria e in Polonia molti paesi europei chiedono sanzioni nessuno le ha mai chieste sulla questione catalana.
L’attuale governo con la concessione dell’indulto metterebbe in libertà i politici catalani a condizione che non ci sia una reiterazione del reato.  Un modo del governo per riavvicinarsi a questa regione, i cui politici attuali a Madrid sostengono la maggioranza di governo.

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