Summit sul cambiamento climatico.

di Attilio Runello. Oggi è in corso un summit sui cambiamenti climatici promosso dagli Stati Uniti. Si tratta di un summit in cui vari capi di stato attraverso un video svolgono le loro considerazioni e prendono degli impegni.

Biden ha promesso di dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030. L’Unione europea ha preso un impegno simile. Ridurle del 55% entro la stessa data.
Il direttore generale delle Nazioni Unite ha detto che ci  troviamo sull’orlo di un abisso. Come è noto è proprio dalle Nazioni Unite – che avevano ospitato Greta lo scorso anno – che provengono i messaggi più preoccupanti.

La Cina ha promesso di azzerare le emissioni entro il 2060.

Naturalmente non sono i soli a prendere impegni. Draghi è intervenuto spiegando che il nostro paese è fragile e che attraverso il Recovery Fund nei prossimi anni bisogna ridurre le emissioni.

Quello che crea un certo imbarazzo in alcuni ambienti è che nessuno dice come otterrà quello che promette. Per esempio Biden, che prende un impegno per il prossimo decennio come pensa di ridurre le emissioni? Auto elettriche? Impianti fotovoltaici? Biden ha parlato una rete di distributori di energia elettrica per la ricarica delle auto capillare su tutto il territorio.

E’ lecito chiedersi: e perché sino ad oggi non è stato fatto?

Si tratta di impegni che come gli accordi di Kioto degli anni Novanta e quelli di Parigi del 2015 non prevedono nessuna sanzione se non vengono raggiunti. Anzi non vi è nemmeno un sistema di controllo.
Anche Putin ha partecipato e si è dichiarato preoccupato. Ma se la Russia deve una buona parte della propria economia dalla produzione ed esportazione di petrolio e gas come fa Putin a dichiararsi preoccupato? Come farà la Russia se petrolio e gas non saranno più esportabili? E allora perché si continuano a fare gasdotti e oleodotti? Perché si continua a trivellare?

In altre parole quanto si tratta di propaganda politica e di desiderata e quanto è presente la componente reale in tutte queste dichiarazioni?

Attualmente le energie rinnovabili sono la produzione di energia idroelettrica, fotovoltaica ed eolica. Al di fuori di questo c’è l’energia nucleare, dalla quale diversi paesi in Europa hanno preso l’impegno ad abbandonarla entro determinate date, sia per il timore che si possa ripetere un’altra Fukuschima, sia perché le scorie rimangono radioattive per secoli.

Il ricorso su larga scala alle auto elettriche richiederà una maggiore produzione di energia elettrica. Se poi la si produce ancora con il petrolio le emissioni di CO2 si delocalizzano, ma rimangono invariate.

Esiste una ricerca al momento – attiva anche in Italia – di una energia nucleare pulita ma al momento gli ostacoli da superare sono molti e la si potrà avere fra diversi decenni.

Probabilmente il primo obiettivo dovrebbe essere di smettere di usare il carbone per produrre energia. Il carbone rimane il più inquinante, anche se le centrali più moderne hanno ridotto le emissioni.

I propositi e gli impegni di riduzione o eliminazione delle emissioni andrebbero accompagnate da progetti precisi, altrimenti rimangono pii desideri. Non per niente Greta Thurnberg è intervenuta dicendo che le dichiarazioni sono assolutamente insufficienti.

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