Stipendi d’oro? Politica e Sindacato sono d’accordo nel mantenerli.

Cristo si è fermato ad Eboli. La “spending review” a Montecitorio. Chi tocca gli stipendi dei dipendenti di Camera, Senato, Quirinale, insomma, di quella che viene comunemente chiamata “la casta”, rischia di fare una brutta fine, ancora peggiore di quella di chi pensa di poter toccare i fili dell’alta tensione senza restarci stecchito!Vicino al fuoco ci si scalda! E’ quello che avviene per i cosiddetti “stipendi d’oro” di alcuni dipendenti pubblici più “privilegiati” di altri, anche se poi per entrambi il datore di lavoro è sempre il medesimo: lo Stato italiano!
Più si è vicini al potere più si gode di luce riflessa, ovvero dei vantaggi, dei privilegi e soprattutto degli stipendi riservati agli inquilini di Quirinale, Montecitorio, Palazzo Madama, Corte dei Conti, Csm e via discorrendo.
Così pure avviene nei ministeri, nelle regioni e nei comuni: più si è vicini alla “stanza dei bottoni” più si “guadagna”. Più si è vicini al “capo” e più lievita lo stipendio, seppure a parità di anzianità, qualifica e titolo di studio con gli altri “colleghi” dei piani inferiori! Basta spostarsi di appena qualche stanza o svoltare un corridoio per trovare retribuzioni nettamente inferiori a quelle percepite da chi siede vicino al “fuoco”!
Insomma, nelle pubbliche amministrazioni, vale in termini di emolumenti e indennità accessorie il secondo principio della termodinamica che tiene conto del carattere di irreversibilità del passaggio di calore da un corpo caldo ad un corpo freddo. 
Ma in un momento di crisi nera come questo, con una disoccupazione senza precedenti e stipendi e pensioni da fame, in cui tutti gli italiani sono stati chiamati a tirare la cinghia per salvare il Paese dalla bancarotta, l’alzata di scudi dei Super-impiegati di Montecitorio che godono di retribuzioni a dir poco “faraoniche” rispetto a quelle non solo del resto degli Statali, ma di qualsiasi altro lavoratore da qui fino a Marte e il fatto che la politica e il sindacato siano sia d’accordo con loro a mantenere certi assurdi privilegi è inaccettabile!
Assurdo? Sì, ma è andata proprio così. Dalla politica e dai sindacati è arrivato il niet alla moralizzazione di certi emolumenti! Vada per la politica, considerato il fatto che a votarli ci vanno solo gli “amici degli amici”, ma il sindacato? Il sindacato – prima che diventasse il trampolino di lancio dei suoi leader nella pappatoria della politica – era ‘garante’ dei diritti di tutti i lavoratori. Poi nel corso delle varie tangentopoli, parentopoli, ruberie e porcate varie, è assurto a paladino dei lavoratori più privilegiati e garantiti. Nonostante le centinaia di migliaia di lavoratori a 1.200 euro al mese che hanno stracciato la tessera sindacale nella P.A., lo tsunami del cambiamento non è ancora arrivato nelle segreterie confederali, laddove ancora oggi vige la discriminante che una tessera vale di più a Montecitorio che al Ministero della Pubblica Istruzione, che un loro iscritto vale cento al Senato e uno in fabbrica. Ma proprio da quei lavoratori italiani che le stesse organizzazioni sindacali considerano di “serie B” per il solo fatto di prestare servizio lontano dal “fuoco dove ci si scalda”, arriverà presto quel “declassamento” che ridurrà la “Triplice” alla sola rappresentanza di se stessa e della “casta”!
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SCOPPIA IL CASO DEGLI STIPENDI D’ORO ANCHE DEI SINDACALISTI. Un ex funzionario del sindacato ha denunciato i mega compensi di alcuni dirigenti dell’organizzazione guidata da Annamaria Furlan e per questo verrà espulso. Nel dossier – rivelato da Repubblica – e firmato da Fausto Scandola un atto d’accusa corredato di nomi e cifre: retribuzioni che sfiorano i 300mila euro l’anno e superano quindi anche il tetto fissato per i dirigenti pubblici (240mila euro).

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