Scivolo d’oro per militari in esubero. Il conto lo pagherà il contribuente!

di Luca Marco Comellini. Non poteva essere più chiara, esplicita e allo stesso tempo drammatica la foto che ritrae i membri del Comitato Supremo di Difesa: tutti intenti a cercare di capire qualche virgola del corposo documento redatto dai legulei di palazzo. Tutti no. Nella foto di famiglia spicca annoiata la faccia del Capo di Stato Maggiore della Difesa mentre si tiene il mento. Le polemiche dei giorni scorsi sollevate ad arte sul Corriere della Sera dall’insolito terzetto Scanu-ufficiale (anonimo ma non troppo)-Rossi in merito allo “scivolo d’oro” di dieci anni previsto per i militari in esubero, previsto da uno dei due decreti attuativi della legge di revisione dello strumento militare nazionale all’esame delle Commissioni parlamentari, hanno evidentemente tenuto banco tra i “membri” della tavolata. Chi temeva il ripetersi di un intervento a gamba tesa sulle prerogative del Parlamento ha avuto ragione alla faccia di quelli che si aspettavano maggior rigore nell’esercizio delle prerogative istituzionali. “Il Consiglio ha auspicato una rapida approvazione dei decreti attuativi della legge di riforma attualmente all’esame del Parlamento.” si legge nella nota diffusa al termine della riunione nel corso della quale “è stato evidenziato come sia necessario rendere effettivamente operanti strumenti idonei a consentire il deflusso nei tempi previsti dei quadri organici in esubero per far sì che il processo di razionalizzazione non generi effetti negativi”. Tradotto in parole povere lo si può leggere anche: “sbrigatevi a cacciarli ‘sti militari in esubero perché altrimenti non si fanno affari con l’industria bellica nazionale”. Questa lettura non è poi troppo distante dalla realtà nel momento in cui tutti chiedono al Ministro Mauro di dargli soldi per comprare nuove navi, ma che abbiano ponti di comando provvisti di angolo bar per un rituale rinfresco a base di mandorle tostate e té verde, o per avere soldati tecnologicamente avanzati da buttare in battaglia, si ma collegati a internet e facebook per scambiare “mi piace” con gli amici tra un assalto e l’altro. C’è chi chiede tutto, di tutto e di più. A quel tavolo nessuno sembra consapevole del fatto che il popolo non si può spremere oltre la buccia. Insomma, più che un Consiglio Supremo di Difesa dal tono del comunicato finale mi è sembrato l’ultimo assalto alla diligenza. Stringere all’angolo le prerogative del Parlamento propinando all’opinione pubblica scenari bellici catastrofici è, per l’oggettiva natura dell’attuale avversario, un gioco facile dove anche chi ha perduto il ben dell’intelletto riesce a vincere. Una riunione dove contano solo gli interessi economici di pochi faccendieri: il braccio armato della partitocrazia, quella delle larghissime intese e degli inciuci. E in quest’occasione sembra si siano ritrovati tutti allegramente riuniti alla tavola di Re Giorgio, imbandita di quello che resta da spolpare del Paese già agonizzante. Ecco, un bel taglio alla parte debole delle Forze armate – il personale – e il piatto è servito. Possibile che nessuno di quegli illustri personaggi abbia pensato alla sopravvivenza reale del Paese e abbia, invece, proposto il taglio delle missioni internazionali e di quegli sprechi e regalie che coi Radicali proponiamo da troppo tempo inascoltati? Ovviamente il conto del banchetto lo pagherà il contribuente.

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