Renzi: “Mancano 30 miliardi per la finanziaria e la Meloni fa la bella addormentata nel bosco”!

Matteo Renzi, l’unico dei leader di opposizione a non aver firmato la proposta di legge sul salario minimo, la spiega così: “Sul salario minimo, hanno fatto una passerella per i social, lo si può fissare a dieci euro ma solo abbassando le tasse alle imprese”. Ma è critico anche verso la premier che “rimanda la palla al Cnel, delegittimando la sua maggioranza e la ministra del Lavoro” e anche verso Elly Schlein, che “sembra più a suo agio con gli armocromisti che con i cantieri”.

Poi azzarda una previsione: “Tra un anno Meloni sarà a capo di un governo rimpastato ma senza di noi”.

Per Renzi, “Meloni fa ‘la bella addormentata nel bosco’ eppure è quasi un anno che è al governo. Ha un’idea? La tiri fuori. Ho l’impressione che la premier non abbia fatto i conti sulla prossima legge di bilancio.

Dai miei conti mancano oltre trenta miliardi. Dove li trova? Come finanzia la detassazione? Qui non c’è solo il salario minimo su cui ci aspettiamo geniali idee del mancato premio Nobel Brunetta: qui c’è il ceto medio che non arriva alla fine del mese, quello è il problema”.

Renzi spiega la sua posizione: “Sono l’unico ad aver aumentato i salari in modo organico con i famosi 80 euro. E ho proposto il salario minimo fin dal 2018, dopo aver creato il Rei. Ma la politica richiede l’intelligenza complessiva di inserire il singolo tema in dossier più ampi. Il salario minimo lo puoi fare – per me sarebbe giusto a dieci euro – se abbassi le tasse alle imprese. Fai la decontribuzione con il Jobs Act, fai Industria 4.0, togli l’Irap, fai la partecipazione dei lavoratori agli utili, semplifichi il modello contrattuale e hai una idea compiuta del lavoro, non del “Sussidistan” come è stato grazie al reddito di cittadinanza. Allora fai anche il salario minimo. Ma va presentato un progetto organico in Parlamento: sono in grado? Secondo me no”.

Renzi non condivide la tassa sui profitti delle banche: “Fatta in questo modo no. Non porta un euro, perché costa allo Stato, anche solo in termini di capitalizzazione, più di quello che incassa. E inoltre Meloni ha perso credibilità internazionale per inseguire i sondaggi. È un danno reputazionale: si è fatta male lei, ha fatto male al Paese”.

Ma il leader di Italia Viva esclude il suo ingresso in maggioranza. Anzi, dice, “sulle banche, sulla pagliacciata in Sala Verde, sulla riforma delle intercettazioni: è la sinistra che fa da stampella a Meloni. Sulla Rai, Conte è a pieno titolo in maggioranza. Io non faccio una guerra ideologica alla premier, perché se lei dice cose giuste io sto dalla parte del Paese. E non divento giustizialista per compiacere i grillini. Ma resto all’opposizione”. Ma “Meloni è salda. Magari cambierà qualcosa nella squadra ma non ci riguarda, noi siamo all’opposizione”.

E su quella che fu l’alleanza con Azione, spiega: “Non inseguo le dichiarazioni di Calenda, perché dice tutto e il contrario di tutto. Ora ha dichiarato che le strade sono già divise. Noi ci vedremo con i parlamentari di Italia viva a settembre e decideremo in modo democratico. Non comando io via Twitter: chi ha fatto la gavetta e non si è ritrovato – come per esempio Carlo – ministro all’improvviso, sa che in politica servono tempi e pensieri lunghi. Quanto ai gruppi: il regolamento del Senato parla chiaro e in caso di rottura noi non andiamo al misto. Calenda non so”.

In vista delle europee, Renzi ha intenzione di presentare una lista chiamata «Centro», e dice: “Noi vogliamo giocare una partita decisiva in Europa occupando il centro, Forza Italia invece sta coi sovranisti. Facendo il 4%, possiamo ambire a una presenza significativa nelle istituzioni europee. Puntiamo a quello e io sono ottimista sui risultati”.

E tra un anno, ci sarà “Meloni ancora premier, governo rimpastato. E i centristi – anche italiani – decisivi in Europa”.

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