Pensioni sempre più povere.

Se la Fornero piangeva per aver fatto il “lavoro sporco” oggi Renzi ne raccoglie i frutti e se la ride, altro che l’Italia cambia verso! L’assegno pensionistico degli italiani è diminuito del 13% tra il 2009 e il 2016. L’importo calcolato con il sistema contributivo, si è ridotto (considerando l’età di uscita a 65 anni) a causa della revisione dei coefficienti di calcolo nel 2010, nel 2013 e a breve nel 2016. La prossima revisione è prevista nel 2019 e da allora sarà biennale. A farne le spese saranno soprattutto le donne. Da gennaio per le donne dipendenti del settore privato l’età di uscita per vecchiaia passerà da 63
anni e 9 mesi del 2015 a 65 anni e 7 mesi, mentre le autonome potranno prendere l’assegno solo dopo aver compiuto 66 anni e un mese. Le dipendenti pubbliche, già allineate all’età degli uomini sin dal 1° gennaio 2012, nel 2016 andranno in pensione di vecchiaia alla stessa età degli uomini (66 anni e sette mesi). L’aumento dell’aspettativa di vita definito a partire dal 2016 è di 4 mesi e quindi dal 2016 gli uomini andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi (66 anni e 3 mesi fino a fine 2015), mentre per la pensione anticipata saranno necessari 42 anni e 10 mesi di contributi (compreso l’incremento di 4 mesi della speranza di vita rispetto al 2015). Per le donne sarà possibile andare in pensione prima dell’età di vecchiaia solo in presenza di 41 anni e 10 mesi di contributi.

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