Pensione a 62 anni con 35 di contributi.

Ah, se potessi andare in pensione qualche annetto prima! Pare che questa legittima aspettativa nutrita dalla stragrande maggioranza dei lavoratori italiani disposti persino ad una decurtazione dell’assegno previdenziale pur di uscire prima dal mondo del lavoro, sia allo studio del governo Letta. Ma chi in pensione “anticipata” vuole andare, pegno deve pagare! E il governo proprio su questa linea starebbe pensando di introdurre una modifica alla legge Fornero per consentire ai lavoratori di andare in pensione prima con un sistema di penalizzazioni in termini di importo della pensione erogata. In buona sostanza quindi si potrebbe andare in pensione prima ma ricevendo di meno. Questa la proposta di legge già presentata nella precedente legislatura e ora nuovamente depositata in Parlamento a firma Damiano, Baretta, Gnecchi, Lenzi, che prevede la possibilità di andare in pensione con 62 anni e 35 di contributi e una penalizzazione dell’8%. Il ministro Enrico Giovannini ha ribadito che il governo sta lavorando a questa ipotesi al fine di ripristinare un minimo di scelta sui tempi del pensionamento, in modo da liberare posti per i più giovani. Una flessibilità in uscita che potrebbe tornare utile sia ai lavoratori ‘in età pensionabile’, sia anche nell’eventualità il governo volesse introdurre la norma sulla cosiddetta “staffetta generazionale”, sulla quale però ci sono non poche perplessità, perché molto costosa! In definitiva, l’età minima per il pensionamento anticipato è fissata a 62 anni. Inoltre servono almeno 35 anni di contributi. Chi si trova in queste condizioni può chiedere la pensione anticipata con penalizzazioni (2% per ogni anno mancante ai 66). Il massimo quindi di decurtazione è pari all’8% (vedi tabella). La proposta prevede anche incentivi per chi decide di rimanere di più (con l’ok dell’azienda): +2% per ogni anno tra i 67 e i 70 anni di età fino a un massimo dell’8%.

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