Mentre si continua a discutere sulla decadenza di “uno”, si rischia la decadenza di tutti!

I giudici sempre più protagonisti di un’Italia senza capo né coda. I magistrati applicano le leggi: condannano Silvio Berlusconi e sequestrano i conti dei Riva. 10 milioni di elettori del centrodestra si ritrovano con un leader in piena “decadenza” che non si sa ancora bene se, come e quando “metterlo dentro”. 1500 lavoratori dell’Ilva vengono “messi in libertà” per la chiusura di 13 impianti che non si sa ancora bene se, come e quando riapriranno. E le toghe finiscono nell’occhio del ciclone, perché considerate la causa scatenante di tutte le sciagure possibili e immaginabili di un Paese ridotto allo sfascio. Ma i cittadini italiani vogliono per davvero un Parlamento pulito? Pretendono per davvero luoghi di lavoro salubri e sicuri? Oppure ha ragione chi dipinge quello italiano come un popolo di gaudenti, cui piace mangiare, bere e vivere alla grande, magari al di sopra delle proprie possibilità come è accaduto sciaguratamente sino ad oggi? Siamo per davvero un popolo così pigro, apatico e indifferente alle sorti del Paese, tanto da rinunciare aprioristicamente a costruire un’autentica democrazia senza affidare i nostri destini a chi da decenni promette miracoli in un tempo in cui pure i Santi si fanno i fatti loro? Se non si cambia mentalità, se non s’inverte immediatamente la rotta che sta portando il Paese verso il disastro più assoluto, se il popolo italiano non riprende in mano il proprio destino esercitando quella sacrosanta sovranità che la Costituzione gli riconosce, l’Italia non cambierà mai, perché avremo altri politici pronti a riproporre la solita minestra riscaldata: l’illusione che saranno loro la soluzione di tutti i problemi. E allora le leggi vanno applicate, le sentenze vanno rispettate, le condanne eseguite. Non è certo responsabilità dei magistrati se poi certe sentenze creano un putiferio, piuttosto della politica incapace di occuparsi dei problemi dei cittadini, di lavorare per il bene comune, di mediare tra gli interessi della popolazione e quelli dell’economia. Invece, l’unico sforzo sul quale i politici italiani hanno saputo concentrati da un ventennio a questa parte, oltre ai propri interessi personali, è il giochetto “Berlusconi sì, Berlusconi no”. Ma costoro credono ancora che al popolo gliene freghi qualcosa di Berlusconi? Che il destino del Cavaliere sia il primo di tutti i problemi? Il vero problema è che siamo ad un passo dal tracollo finale. E chi ne farà le spese, come al solito, saranno sempre e solo i cittadini, costretti a pagare il conto salatissimo di una pessima gestione della cosa pubblica da parte di una classe politica incapace persino di riconoscere le leggi da essa stessa promulgate. Severino docet. Così mentre si continua a discutere sulla decadenza di uno, si rischia la decadenza di tutti, di un intero Paese!

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