Manbij liberata dall’Isis: le donne siriane bruciano il burka!

Le forze democratiche curde, con l’appoggio degli Stati Uniti, sono riuscite a liberare la città siriana di Manbij dal controllo dell’Isis, a prezzo di violenti combattimenti, dopo due anni di occupazione. La città di Manbij si trova in una posizione geografica strategica poiché dista circa 40 chilometri dalla Turchia e questo ha permesso ai miliziani dell’Isis di sfruttarla come via di accesso privilegiata per il trasporto di rifornimenti e combattenti oltre il confine. Nell’ultimo periodo, la città siriana era diventata uno snodo importante per il traffico di manufatti
antichi saccheggiati dai siti archeologici, trafugati in gran parte da Palmyra. Ma adesso donne, uomini e bambini della piccola cittadina a nord della Siria, sono finalmente liberi e si sono riversati in strada per festeggiare la liberazione. Le donne siriane, per la gioia, hanno preso un accendino e dato fuoco al burka nero che, secondo la legge imposta dall’Isis, era obbligatorio per tutte loro. E, quando le fiamme hanno avvolto l’indumento fino a bruciarlo, tutti intorno a è stata un’esplosione di grida e di gioia. Svestirsi del niqab, gettarlo a terra e darlo alle fiamme è, infatti, diventato per molte donne siriane costrette a vivere sotto il sedicente Stato islamico un atto di coraggio. L’episodio aiuta meglio a capire il significato che questa “piccola vittoria” assume nella lotta al Califfato e quanto la liberazione di Manbij fosse attesa dalla sua popolazione. In tutto questo tempo le donne venivano severamente punite se uscivano di casa senza il burka o il niqab (il velo nero che lascia scoperti solo gli occhi). E adesso, finalmente sono libere! Scendono in strada a festeggiare, esultano, gridano di gioia. Almeno per loro, la liberazione dalla tirannia è finalmente scoccata!

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