L’involuzione dei 5Stelle.

di Rodolfo Buccico. Il tempo delle verifiche è arrivato all’interno dei 5S. Un mondo piccolo piccolo, che è diventato grande grande nel corso del 2018, ma anche prima. Sono andati avanti costruendo sulle macerie di una seconda repubblica che si è sciolta per autodeterminazione al suicidio di numerosi esponenti di destra e di sinistra con un centro debole e poco vivo.

Il M5S si è dato delle regole e ha vissuto di slogan ante litteram molto forti in termini di immagini. Queste immagini hanno alimentato una democrazia partecipativa digitale che ha trovato nella piattaforma Rousseau il suo substrato tecnologico. Tutto questo lasciava presagire qualcosa di potente nel veicolare idee, proposte e possibili sbocchi alla politica italiana.

Ma è diventato lo strumento per costruire un consenso su persone non attrezzate alla complessità propria di una democrazia avanzata, lo strumento per inventare una nomenclatura di passaggio che per anni aveva vissuto ai margini della politica attiva e spesso al di fuori di forme partecipative organizzate.

Tra i nomi senza un cammino politico strutturato nei partiti tradizionali ci sono stati i Fico, Di Battista, Di Maio, Taverna e tanti altri, tutti illuminati dall’elevato Grillo, che ci ha messo popolarità e un melange di spunti rubati ed editati sapientemente da think tank internazionali e da siti di controinformazione.
Di Maio mirava a fare il ministro, prima il lavoro sul quale ha dimostrato di avere una capacità nel gestire le vertenze calde da far rimpiangere Calenda; per fare entrare i 5S nel governo Draghi ha chiesto ed ottenuto il ministero degli esteri, che in un paese di rilievo nella geopolitica internazionale sarebbe un ministero chiave, da affidare a figure tecniche o politiche di livello medio-alto.Di Maio in peggio. La straordinaria parabola di un ministro del lavoro “bellissimo” - KONGNews | Economia Lavoro ImpresaPoi è arrivata la guerra in Ucraina che mette alla prova la qualità strutturale e funzionale delle democrazie occidentali. Su questo campo politico e militare la posizione dei 5S è stata critica nei confronti dell’invio di armi all’Ucraina, non tanto per un filoputinismo che appartiene ad una minoranza del Movimento, ma soprattutto per una visione pseudointernazionalista che dovrebbe concedere al populismo spicciolo una giustificazione a governare i processi storici ed istituzionali.

Difficile non ricordarsi della posizione sull’euro, quella sulla UE nella sua interezza, la visione sui migranti non meno feroce di una destra sovranista anche se con motivazioni diverse.

Poi c’è stato il reddito di cittadinanza, strumento in parte utile, che ha trovato nel tessuto sociale italiano una risposta peculiare e non efficace al raggiungimento di un sistema produttivo che conduca ad un lavoro dignitoso per molti.

E nell’ambito di un’impalcatura organizzativa interna il vincolo del doppio mandato rappresentava forse il punto di massima coesione delle varie anime del M5S entrato in parlamento, alla stregua della riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione dei vitalizi, delle province e l’allineamento degli stipendi di deputati e senatori alla media europea.

Di queste cose solo la riduzione del numero dei parlamentari ha trovato piena attuazione in questi anni.

Tornando al vincolo dei due mandati Di Maio sogna una nuova legislatura, un nuovo ministero o almeno un mandato parlamentare ben retribuito. E così molti che votano i 5S e partecipano alla vita del movimento si vedono traditi da un suo esponente, che per giunta ha fatto 2 volte il ministro, insomma cosí si arriva al reddere rationem, che non sarà sulle armi all’Ucraina o sulla visione atlantista improvvisamente e opportunisticamente appoggiata da Di Maio, ma sul concepire il Movimento come un’ascensore sociale di facile uso per alcuni.

Conte naturalmente ha mostrato i suoi limiti gestionali come segretario senza comprendere che aver fatto due volte il Presidente del Consiglio non era una condizione necessaria e sufficiente a portare avanti i 5S, che tra condotte autolesioniste e scarsa visione politica stanno esaurendo il loro tempo di credibilità nei confronti dei cittadini, anche quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza.

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