Le crisi strumento di rafforzamento dell’Unione Europea.

di Gerardo Lisco. L’Unione Europea è in guerra e con essa l’Italia.  Ci sono notizie che meriterebbero più attenzione e un dibattito pubblico approfondito. Eppure la notizia passa quasi in sordina e non mi risulta che essa trovi cittadinanza nei talk show che ogni sera , da vari canali televisivi, martellano l’opinione pubblica con notizie costruite ad arte finalizzate ad addormentare le coscienze.
Dal sito ufficiale del Consiglio Europeo <<Il 10 gennaio 2024 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha adottato la risoluzione 2722 (2024), in cui condanna con la massima fermezza gli attacchi Houthi contro le navi mercantili e commerciali, sottolineando l’importanza dell’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione delle navi di tutti gli Stati nel Mar Rosso, anche per quanto riguarda le navi mercantili e commerciali che transitano nello stretto di Baab al-Mandab. Conformemente al diritto internazionale, l’UNSC ha chiesto l’immediata cessazione degli attacchi Houthi, affermando che l’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione da parte delle navi mercantili e commerciali, conformemente al diritto internazionale, deve essere rispettato e prendendo atto del diritto degli Stati membri, in conformità del diritto internazionale, di difendere le loro navi da attacchi, compresi quelli che compromettono i diritti e le libertà di navigazione. Il 29 gennaio 2024 il Consiglio ha approvato un concetto di gestione della crisi per un’eventuale operazione di sicurezza marittima dell’UE volta a salvaguardare la libertà di navigazione in relazione alla crisi nel Mar Rosso, con una durata iniziale di un anno a decorrere dal suo avvio. L’operazione è stata formalmente istituita l’8 febbraio 2024.>>
In sostanza il Consiglio Europeo ha deliberato l’invio di unità delle marine militari dei Paesi che fanno parte dell’Unione Europea al fine di garantire la libera circolazione nel Mar Rosso . Il provvedimento sostenuto da Italia, Francia e Germania vede la guida italiana con la presenza di una delle sue unità della marina, nello specifico il cacciatorpediniere Caio Duilio. Il passaggio da Golfo di Aden al Mar Rosso avviene attraverso lo stretto di Aden di fronte alle coste della Repubblica dello Yemen. Paese questo interessato da una  guerra civile che, con alterne vicende,  dura all’incirca dalla riunificazione della Repubblica Araba dello Yemen nazionalista con la Repubblica Democratica dello Yemen marxista avvenuta nel 1990 . Nella guerra civile che travaglia quel Paese si è inserita, forse è più corretto dire è stata sempre presente, l’Arabia Saudita che è intervenuta con diversi bombardamenti a sostegno della fazione che si oppone al movimento Houthi sostenuti dall’Iran.
Gli attacchi Houthi alle navi occidentali che attraversano lo Stretto di Aden  si inseriscono nel conflitto che dal confine russo – ucraino si estende al Medio Oriente  con l’inizio dell’eccidio dell’esercito Israeliano dei Palestinesi che abitano la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Il conflitto si è allargato fino all’Oceano Indiano in una sorta di guerra “guerreggiata”  e quindi non dichiarata che ha visto raid aerei degli USA in Siria ed Iraq contro postazioni militari iraniane quindi filo Hamas. A sua volta l’Iran ha bombarda anche essa obiettivi in Siria, Iraq e Pakistan con l’intento di allargare il conflitto all’intera area medio orientale. Gli attacchi degli Houthi alle navi britanniche e americane, più in generale di quei Paesi schierati a sostegno diretto o  indiretto di Israele,  risultano essere effettuati su mandato dell’Iran.
Senza addentrarmi nell’analisi dei vari schieramenti che si fronteggiano in quell’area ciò che mi preme evidenziare è che l’Unione Europea, di fronte alla crisi in atto , ha delibera due atti:  il primo, appunto l’invio di unità navali nello Stretto di Aden; il secondo l’aumento della posta finanziaria a favore della costituzione di forze armate europee e del riarmo. Questi due provvedimenti Comunitari non hanno nulla a che vedere con gli interventi di peace keeping ai quali partecipano i diversi Stati che aderiscono all’U.E. . Quanto sta succedendo in questi mesi ha una valenza diversa da altri interventi militari ed è da ascrivere al processo di rafforzamento e di integrazione che gli Stati europei perseguono sin dalla nascita delle prime forme associative. La missione nello Stretto di Aden è a tutti gli effetti una scelta che potremmo definire “ europeista”,  non a caso è stata approvata da tutti i partiti presenti nel Parlamento italiano ad esclusione del gruppo dei Verdi/Sinistra Italiana.
J. Delors, uno dei protagonisti della formazione dell’Unione Europea, almeno per come è stata disegnata a partire dal Trattato di Maastricht e dall’introduzione della moneta unica, soleva dire che il processo di integrazione tra gli Stati che formano l’Unione Europea avrà una spinta forte dalle crisi. Ebbene negli ultimi anni si sono verificate due crisi che hanno imposto all’Unione Europea di prendere decisioni che hanno contribuito al rafforzamento del processo di integrazione. Provvedimenti che seguono l’impostazione funzionalista, data da uno dei Padri dell’Europa ossia Jean Monet, in linea con il metodo originario che ha visto via gli Stati aderenti all’U.E. integrarsi rispetto a scelte determinate dalla necessità di dover affrontare crisi specifiche dovute a trasformazioni del contesto.
Negli ultimi anni l’U.E. ha dovuto affrontare  due crisi. La prima la crisi sanitaria ha costretto l’Unione Europea ad approvare il Next Generation EU e a mettere in discussione i vincoli di bilancio, ossia ad attivare la clausola relativa allo sforamento del tetto della spesa pubblica in deficit oltre che, anche se in minima parte, la condivisione del debito pubblico per finanziare gli interventi dovuti alla crisi pandemica. La seconda è il conflitto ucraino – russo e il suo allargamento al Medio Oriente  e all’Oceano Indiano che ha imposto all’Unione Europea la condivisione dell’intervento militare e l’aumento della spesa pubblica a carico del bilancio europeo finalizzato al riarmo. Non è la cifra che conta, poca roba rispetto alle reali esigenze, ma è l’atto politico che segnala un approccio diverso rispetto al passato. Tra le critiche mosse all’U.E. in questi anni alcune hanno riguardato sia la politica militare che quella internazionale, i provvedimenti recenti in materia militare segnano una inversione di tendenza seppure timida.
La formazione dello Stato moderno, storicamente, ha nel controllo esclusivo della forza armata, sia per fini interni che esterni, e nel prelievo di parte della proprietà privata attraverso la tassazione i punti di forza.  Le due funzioni indicate sono strettamente legate tra di loro. Lo Stato attraverso il prelievo fiscale si procura le risorse finanziarie necessarie al mantenimento delle forze armate e della forze di polizia. Gli Stati assoluti e poi liberali da sempre hanno avuto una corposa posta in bilancio dedicata al mantenimento delle forze armate e di polizia. In passato forze armate e forze di polizia spesso si sovrapponevano. La differenza tra le due funzioni si è via via differenziata a seguito dell’ampliamento dei compiti e delle funzioni dello Stato accompagnato da una crescita della pressione fiscale.
In conclusione non vedere in ciò che sta succedendo una ulteriore fase del processo di integrazione dell’U.E. è miopia. Non è mia intenzione esprimere un giudizio di valore, mi preme  solo evidenziare come, a fronte di coloro che, un giorno si e anche l’altro, annunciano la morte dell’Unione Europea i fatti dicono altro.

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