Il partito dei “Garantiti” e quello delle “Partite Iva”.

di Redazione. La pandemia, qualora ce ne fosse stato bisogno, ha stigmatizzato l’esistenza di due partiti in Italia: il partito  degli “aperturisti” e il partito dei “chiusuristi”.

Il partito di coloro che erano e sono contro i lockdown e per riaprire tutto, demandando alla responsabilità e al senso civico dei singoli cittadini ogni qualsiasi forma di difesa contro il virus ed il contagio. E il partito di coloro che, invece, seguendo le direttive del comitato tecnico scientifico, erano e sono favorevoli al distanziamento sociale e alle riaperture graduali.

Il partito dei bar e dei ristoranti da lasciare aperti sempre e comunque senza alcuna limitazione. Il partito che, invece, i bar e i ristoranti vuole riaprirli gradualmente e in sicurezza, di pari passo con il progredire della campagna vaccinale. 

Insomma, vediamo fronteggiarsi due fazioni contrapposte: i “chiusuristi” o meglio definiti i “prudenti” che vengono considerati i nemici delle attività produttive, e gli “aperturisti” alias i “giocatori d’azzardo” che rischiano riaperture precipitose senza prendere in considerazione i numeri dei contagi, dei ricoverati, dei morti e dei vaccinati.

E a questi due partiti sono associate due Italie: l’Italia delle “partite Iva”, quella dei bar, dei ristoranti, dei commercianti, degli artigiani, dei liberi professionisti, ecc, e l’Italia dei cosiddetti “garantiti”, quella dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e dei pensionati, che a fine mese l’assegno lo incassano sempre e comunque.

In un momento drammatico come quello attuale, quando tutti gli uomini e le donne, tutti gli anziani e i giovani, tutte le categorie dei lavoratori, le associazioni e i partiti, dovrebbero fare fronte comune conto l’unico e vero nemico da sconfiggere, il Coronavirus, assistiamo invece alle solite divisioni in guelfi e ghibellini.

Divisioni che, ad onestà del vero, c’erano anche prima della pandemia, ma a ruoli invertiti, ovvero quando i “garantiti”, a fronte di assegni ai limiti della sopravvivenza, si sentivano spremuti dal fisco fino al midollo per dover pagare le tasse anche per i “non garantiti”.

Ebbene, in una società civile, equa e solidale, in una Italia senza disuguaglianze, in un paese più giusto, questi due partiti non avrebbero mai avuto ragione di esistere.

Purtroppo il “divide et impera” è una maledetta strategia della nostra politica dalla quale non riusciamo a liberarci, neppure quando di mezzo c’è la salute di tutti gli italiani.

 

 

 

 

 

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