‘Baffino’ al vetriolo. Il suo più che un No al referendum è un No al ‘premier senza voto’!

‘Baffino’ non si fa sfuggire la ghiotta occasione e coglie al balzo il No al referendum, che soprattutto per lui è un No alla leadership scippatagli dal rivale numero uno, per togliersi il sassolino dalla scarpa e sparare ad alzo zero sul ‘premier senza voto’: “Non solo non mi ritengo un pericoloso fomentatore di disordine, ma penso di difendere i valori fondamentali del partito al quale sono iscritto, ancorché chi lo dirige li ha dimenticati”.
Bocciare la riforma costituzionale approvata dal Parlamento lo scorso aprile, per aprire subito dopo una nuova stagione di riforme – che diverrà necessaria perchè dovrà essere cambiato l’Italicum – con l’approvazione del taglio del numero dei deputati e dei senatori, lasciando però l’attuale bicameralismo perfetto. E’ questa la proposta lanciata da Gaetano Quagliariello e Massimo D’Alema in un convegno organizzato dalle rispettive fondazioni, Magna Charta e Italianieuropei in vista del referendum del 4 dicembre. Per D’Alema la riforma è “sbagliata, non utile, non risolve i problemi ma li aggrava, perché non supera il bicameralismo ma lo mantiene con una sorta di Camera di serie B”. Ed è certo che “la vittoria del No”, che lui stesso auspica, “non avrà gli effetti catastrofici annunciati né il precipitare della crisi politica”. E avverte: “Non lo stesso si può dire in caso di vittoria del Sì che, sulla spinta plebiscitaria, potrebbe dare la tentazione di ricorrere alle urne. La cosa più negativa – ha detto l’ex premier – sono stati quei tentativi nei quali si è pensato di imporre delle riforme in una logica di maggioranza” perchè “così si apre la strada, quando ci saranno altre maggioranze, allo stravolgimento della Costituzione. La vittoria del No sarebbe una garanzia assai maggiore rispetto agli impegni presi” da Renzi a modificare l’Italicum dopo il referendum. C’è poi una sostanziale differenza tra chi vorrebbe dire “No” e chi, invece, vorrebbe imporre il “Sì”, stigmatizza D’Alema: “Non esiste uno schieramento politico del No, questa è la differenza fondamentale in questa campagna. Esiste invece un blocco governativo del Sì, il cosiddetto partito della Nazione, che coincide con la maggioranza di governo ed è sostenuto dai poteri forti di questo Paese. Uno schieramento – aggiunge- minaccioso che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati e così minaccioso che ha avviato campagna minacciando la fine del mondo se dovesse vincere il no, alimentando un clima di paura e intimidazione da far sentire in colpa chi è per il No come se portasse il Paese verso il baratro”. Secondo D’Alema, invece, in caso di vittoria del no i risvolti sarebbero solo positivi: “Non credo che la vittoria del No, che auspico, possa avere gli effetti catastrofici annunciati, né il precipitare della crisi politica”.Per D’Alema, poi, non è deleteria solo la riforma in sé, ma anche il significato con cui Renzi sta caricando il referendum. “‘Cacciamo i politici’ come slogan del capo dei politici è inquietante – accusa l’ex premier – il populismo dall’alto è molto più pericoloso del populismo del cittadino comune”.Stoccata finale diretta al premier Renzi e ai renziani tutti, colpevoli, a suo dire, di aver fatto vincere Virginia Raggi nella capitale: “I sostenitori del Sì hanno consegnato a Grillo la capitale di questo Paese, con manovre che saranno scritte nel manuale della politica per spiegare come non si fa politica”. Insomma, in casa Pd siamo alla resa dei conti! Basta che alla fine il conto dello loro diatribe non lo paghino, come sempre accade, gli italiani!

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