Il mondo del calcio piange la scomparsa di Pelè.

di Alberto Sigona. Sarebbe riduttivo relegarlo entro certi limiti, perchè lui era oltre il Calcio. Oltre lo Sport. Oltre la realtà. Lui era Edson Arates do Nascimento. Lui era Pelè. La cui fama sarà leggenda.

PELE'. - attualita.itChi è stato Pelè? È stato il Calcio in senso assoluto, perentorio, totale. Anzi, dirò di più. Lui andava oltre il Calcio, proiettando lo sport più bello del Mondo in una dimensione cosmica, oserei dire…metafisica, preclusa ai mortali. Ineguagliabile, inimitabile, inarrivabile, le sue prestazioni erano difatti surreali e si sganciavano prepotentemente dalla realtà. Le sue performance erano diligentemente al servizio della magia, costantemente a beneficio della più fervida immaginazione, della fantasia più sfrontata. Destro, sinistro, testa, era privo di punti deboli, i suoi gol, i suoi assist, i suoi dribbling erano una forma d’arte sublime, destinati ad essere convogliati nella letteratura, nella poesia, sconfinando nel cinema, nel romanzo… Persino nei libri di testo scolastici. Pelè era un dio chiamato a diffondere il verbo della genialità, dell’estro più limpido, della chimera più aulica, traslando l’utopia nell’alloggio dell’utopistica realtà. Con alle spalle il suo numero 10 – reso celeberrimo proprio da lui – entrò nella leggenda per non uscirne mai più…

Povera è l’anima di chi non ha mai visto giocare Pelè!

Non era Pelè a mettersi al servizio della palla, ma la palla a mettersi al suo servizio con tanto di ossequi. Vederlo giocare dal vivo, assicurano i pochi fortunati che ne hanno avuto il privilegio, era una visione onirica ultraterrena, una indescrivibile sensazione d’estasi celestiale. “Povera è l’anima di chi non ha mai visto giocare Pelè!”. È l’aforisma che iniziò a farsi strada sin dal giorno in cui l’extraterrestre brasiliano lasciò il calcio giocato. Il gigante del football aveva lasciato un segno indelebile sin da giovanissimo, quando nel 1958 aveva sovvertito un tabù che in terra brasiliana sembrava un vero incantesimo, permettendo finalmente alla propria Nazione e Nazionale di fregiarsi di quel Titolo di Campione del Mondo – sfuggitole in molte occasioni – che ormai latitava da molto, troppo tempo.

Pelé, dal Santos ai 3 Mondiali vinti con il Brasile: chi era 'O Rei', leggenda del calcio. FOTO | Sky TG24Una maledizione che il futuro O Rey (Il Re) cancellò ancora diciassettenne, con le sue prestazioni soprannaturali, stupendo il Mondo con gol e magie da film fantasy. Come quelle che sfornò in Semifinale al cospetto della Francia (marcando una tripletta) e in Finale contro i padroni di casa della Svezia, schiantati 5-2 con una doppietta proprio di Pelè – primo gol da fantascienza – ed altre 2 reti di Vavà, formidabile partner d’attacco con cui scriverà pagine di storia del calcio mondiale.

Quel Campionato del Mondo fu iconico, emblematico della carriera stupefacente e della figura superlativa della Perla Nera. Mitica, epica, irreale. Per il Maestro della pelota seguiranno altri innumerevoli trionfi, altre magie, altre perle. Arriverà un numero sconfinato di gol (680 coi club, 77 in Nazionale, più tanti altri in match amichevoli…).

succedeoggi - notizie e approfondimentiSarà eccelso ovunque. In Campionato e nelle coppe, col suo Santos, portato in cima al globo nel 1962 e nel ’63 (contro il Milan). Ed ancora ai Mondiali, compresi quelli del 1970 in Messico, conquistati ancora da protagonista indiscusso (dopo aver vinto da comparsa – causa infortunio – quello del 1962). In Finale, contro l’Italia di Riva, Rivera, Mazzola & Boninsegna, il marziano volò più in alto di tutti e di tutto. Materialmente, svettando di testa su T. Burgnich per l’1-0 carioca destinato ad entrare nelle enciclopedie dello sport, autentica icona del gesto atletico che si tramuta in eccellenza. E metaforicamente, conseguendo la 3^ Coppa del Mondo – un record straordinario ed iconico che resiste ancora oggi indisturbato – e soprattutto l’immortalità. Titolerà un famoso giornale: “Si scrive Pelè, si legge dio”.

Da decenni ci s’interroga su chi sia stato il più grande calciatore di sempre. Di Stefano? Maradona? Pelè? Io voto per il numero dieci brasiliano. E vi spiego perchè spetta a lui la corono d’oro di Re del Calcio.

VOTA Chi è stato il più grande calciatore di sempre? - Mondiali Brasile  2014 - ANSA.itPelè è stato il più grande calciatore di tutti i tempi. L’unico a non aver avuto punti deboli. L’unico a poter disporre di un repertorio completo, privo di pecche, senza zone d’ombra. Non era un dio, ma era IL dio. E a deporre a suo favore concorrono svariati fattori. Innanzitutto la tecnica. Basterebbe guardare pochi minuti di filmati sulla sua carriera, qualche skills e qualche gol per rendersene conto. Quello che per altri era l’eccezione, per lui era l’ordinario. Risucchiava gli avversari come l’aspirapolvere risucchia la cenere. Il suo dribbling era mortificante, persino per professori della difesa come Beckenbauer o C. Maldini. Destro, sinistro, testa, sapeva fornire assist irreali e riusciva ad andare in gol in ogni modo, anche nella maniera più impensabile (pure in rovesciata), su azione, su punizione, su rigore. Ne segnò più di mille, mantenendo costantemente medie realizzative da capogiro, sia col Santos – il club della sua vita – sia in Nazionale. Poi a renderlo micidiale c’era la velocità, ad iniziare dallo scatto: quando partiva palla al piede, inseriva da subito il turbo e gli oppositori apparivano impotenti come dinnanzi a un ciclone. L’asso carioca era inoltre un giocatore completo, versatile come nessuno, un jolly che potevi ritrovare in attacco, a centrocampo, con escursioni in difesa e persino in porta quando l’urgenza lo imponeva, sempre con egregi risultati. Qualche suo detrattore a suo discapito – e a vantaggio di Maradona o altri dei – evidenzia come non si sia mai misurato in club europei. Vero. Pelè non ha mai giocato in club europei (tantomeno in Italia) – lo Stato brasiliano lo dichiarò patrimonio nazionale impedendone ogni trasferimento al di fuori del Brasile – ma vi ha giocato spesso contro, sostenendo diversi “esami” durissimi. In molte amichevoli certo, ma soprattutto è doveroso citare le sue “avventure” in match ufficiali. In Coppa Intercontinentale sfidò top team come Benfica e Milan (che all’epoca rappresentavano l’apice del football internazionale), che furono puntualmente ridicolizzati della sua classe immensa, senza confini nel senso letterale del termine. Alla prima squadra rifilò 5 gol in due partite, alla seconda appioppò una doppietta. E vogliamo parlare dei Mondiali? Ne vinse tre (il primo da diciassettenne!), un record che dura tuttora, segnandovi 12 reti, quasi un gol a partita, castigando corazzate del calibro di Francia (demolita con una magica tripletta), Cecoslovacchia e Italia, demolendo difese di ogni livello, con prestazioni sontuose e gol da fantascienza, come quello che mise a segno nella Finale del 1958 al cospetto della Svezia (da vedere e rivedere all’infinito) o quello – da enciclopedia – che siglò di testa in Finale contro gli azzurri di Valcareggi, quando prese l’ascensore per sovrastare un certo Tarcisio Burgnich, non proprio una pecorella d’area. Ovunque andasse faceva il fenomeno, attestandosi su livelli mostruosi in tre decadi, dagli Anni 50 agli Anni 70. il calcio cambiava e lui no, mai. Semmai fu lui a cambiare il calcio. Lucidandolo con la sua maestria, rendendolo scintillante. Impreziosendolo con le sue perle e con le gemme più rare. Elevandolo a nobile arte figurativa Lui era Pelè. E come lui non ci sarà più nessuno.

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2 Responses

  1. Gaetano-To ha detto:

    Più forte di Maradona.

  2. Giacomo - TO ha detto:

    PELE grande UOMO e grande Sportivo. RIP

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