Dal 2008 ad oggi la tassa sui rifiuti è aumentata del 100%!

Mentre Roma attende con trepidazione che il governo pentastellato del Campidoglio dia almeno un segnale di saper affrontare l’emergenza “monnezza” e di essere estraneo al vecchio sistema di potere, tutta Italia continua a pagare cartelle Tari esageratamente onerose per un servizio scadente e inadeguato quale quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, nonostante lungo tutto lo Stivale la produzione di rifiuti sia in netto calo. Sarà per colpa della crisi che porta ognuno di
noi ad acquisti sempre più oculati, fatto sta che produciamo meno spazzatura, ma le tasse per il loro smaltimento continuano ad aumentare! Tant’è che la tassa sui rifiuti tra il 2010 e il 2015 è aumentata del 55% e dal 2008 ad oggi addirittura del 100%! E questo nonostante il fatto che grazie all’indifferenziata ognuno di noi è diventato un perfetto “monnezzaro” che quotidianamente allevia le fatiche delle Municipalizzate nel separare il vetro, la plastica, la carta, l’umido, ecc, ecc. Ma la cosa incredibile è che questo balzello, per il quale spesso non viene erogato neppure un servizio adeguato a quanto il contribuente paga, continua a crescere nonostante la quantità di immondizia prodotta è diminuita nello stesso periodo dell’11%. La Tari, odiata dagli italiani ma non dal governo – porta nelle casse ben 3 miliardi di euro ogni anno – è destinata ad aumentare ancora! Secondo un’indagine di Confesercenti, dal 2008 ad oggi, l’aumento sarebbe stato del 100%. Va inoltre chiarito che si tratta comunque di una tassa iniqua perché non pesa su tutti allo stesso modo e perchè non viene applicata alla spazzatura prodotta. Nel Paese esistono grandi divari territoriali, anche tra Comuni vicini. Anche a parità di servizio c’è chi si vede applicare tariffe maggiorate del 900%. Ancora più anomali i divari di costo tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni. Per un albergo di 1.000 metri quadri, ad esempio, lo scostamento è del 983%, passando da un minimo di 1.200 euro ad un massimo di 13.000. Per un ristorante di 180 metri quadri si va dai 500 euro all’anno a quasi 10 mila (1.900%), mentre per un negozio di calzature di 50 metri quadri il divario registrato è del 677% con variazioni da un minimo di 90 euro l’anno a quasi 700 euro. Per non parlare delle seconde case dove la tassa e maggiorata e per qualche sacchetto di spazzatura all’anno si arriva a pagare il doppio dei residenti! Per non parlare dei ‘singol’ che pagano quanto una famiglia di 4 persone! La situazione è, poi, aggravata dal peso dell’inefficienza delle Amministrazioni locali: il 62% dei Comuni capoluogo di provincia registra infatti una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni, peraltro associata a livelli di servizio e prestazioni inferiori: in alcuni casi lo scostamento dal fabbisogno è superiore all’80%. Questa inefficienza produce un costo di 1,3 miliardi di euro di mancato risparmio, che “potenzialmente” avrebbe potuto rappresentare una riduzione del costo del servizio e quindi della tariffazione.

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