Siamo i maestri nell’arte del corrompere! E il sessantanovesimo posto, a pari “demerito” con Ghana e Macedonia, nella particolare classifica della corruzione percepita stilata da “Transparency International”, non ce lo toglie proprio nessuno. E la posizione occupata dall’Italia è destinata a scalare altre posizioni in vista del primato assoluto con “un aggravamento progressivo” del fenomeno negli ultimi anni. E’ uno dei dati contenuti nel Rapporto sulla corruzione realizzato dalla Commissione sulla prevenzione del fenomeno corruttivo. Il “Corruption Perception Index” (CPI) del nostro Paese “si è attestato a 3.9 contro il 6.9 della media Ocse, su una scala da 1 a 10, dove 10 individua l’assenza di corruzione”. In particolare, per il biennio 2010-2011 i cittadini italiani ritengono che il “primato” spetti alla corruzione politica, seguita da quella del settore privato e della pubblica amministrazione. Un altro parametro, “Excess Perceived Corruption Index” (EPCI), formulato nell’ambito del Progetto integrità della Scuola superiore della pubblica amministrazione, misura quanto un Paese si discosta dai valori di corruzione attesi: l’Italia figura al penultimo posto nella classifica formata dai Paesi considerati da Transparency International, “battuta” solo dalla Grecia. Anche il “Rating of control of corruption” (RCC) della banca mondiale colloca il nostro Paese agli ultimi posti in Europa, con un trend decisamente negativo negli ultimi anni. L’indice RCC va da 0 a 100, dove 100 indica l’assenza di corruzione: l’Italia è passata dal valore 82, rilevato nel 2000, ad un indice pari a 59 per il 2009. Per rompere “la cortina di silenzio” che caratterizza gli accordi corruttivi bisognerebbe introdurre, sull’esempio di quanto accade in altri Paesi, “un sistema premiale che incentivi la segnalazione dell’illecito”. E’ una delle proposte contenute nel Rapporto sulla corruzione. Il sistema – spiegano gli autori – andrebbe “basato sulla corresponsione di una somma di denaro parametrata in termini percentuali a quella oggetto di recupero a seguito della sentenza di condanna della Corte dei conti per danno all’erario o danno all’immagine”.
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