Coronavirus, un gioco al massacro sul buon nome dell’Italia e poi ci meravigliamo se tutti ci trattano come appestati? di Gaetano Pedullà

di Gaetano Pedullà. Ma veramente pensiamo di mandare a reti tv ed edicole unificate sempre lo stesso messaggio di allarme, di paura e di fine del mondo, e poi meravigliarci se tutti ci trattino come appestati?

Certo, l’Italia sta facendo i conti col coronavirus, ma per quel poco che sappiamo di questa epidemia è da escludere che siamo all’Apocalisse. Il tasso di mortalità è basso, tante persone sono già guarite e prendendo pochi accorgimenti possiamo proteggerci abbastanza efficacemente. Quindi perché continuare a diffondere il panico, terrorizzando la popolazione, mettendo in ginocchio la nostra economia e le imprese?

Ieri i titoli sparati a tutta prima pagina dai giornali di area del Centrodestra sembravano fotocopiati. Ed erano da brividi. “Il premier scatena la psicosi”, scriveva Il Tempo, “La vera emergenza è il Contevirus”, ironizzava senza far ridere La Verità, “Conte, che figuraccia”, aggiungeva Libero e il Giornale era il più lapidario di tutti: “Il virus è Conte”.

Avete capito, insomma: pur di attaccare il capo del Governo si è scatenata una stampa che è poco definire anti-italiana, talmente abituata a spargere falsità sulle tasse che aumentano quando non è vero, sui Cinque Stelle diventati la nuova casta mentre sono gli unici che tagliano poltrone e vitalizi, sul Pd che fa da regista del sistema di Bibbiano (la versione 2.0 dei comunisti che mangiano i bambini), da spararle altrettanto grosse anche quando c’è di mezzo la salute e il rischio di un danno spaventoso al turismo e all’export del Paese.

Ora sinceramente fa un po’ pena mettere nello stesso unico calderone il premier Giuseppe Conte che va in tv per rassicurare i cittadini e spiegare cosa si sta facendo per tutelare la salute di tutti, con i virologi che spargono il terrore mentre hanno già pronta un’Antologia del terrore da vendere in libreria (a proposito, corriamo a comprare il libro in uscita di Burioni!) e soprattutto con una propaganda politica spacciata per giornalismo, visto che persino la Meloni, Berlusconi e persino Renzi in questo momento di difficoltà hanno il buon senso “elettorale” di starsene in silenzio.

Più irrequieto è solo Matteo Salvini, ma ormai di lui si sa che non resiste più di poche ore senza andare in onda o in copertina, e quando l’emergenza finirà – perché è certo che finirà, come sono finite dall’influenza suina alla Sars, a tutte le altre pandemie – la battaglia politica ripartirà più dura e virulenta di prima.

Allora la smettessero con tanta ipocrisia, e se Salvini, Meloni, Berlusconi con le sue televisioni e quanti altri ancora la pensano come i loro giornali e giornalisti di riferimento ci mettano la faccia, oppure si dissocino da un gioco al massacro sul buon nome dell’Italia, fatta passare come una propaggine del Terzo mondo, infetta e con le istituzioni che litigano tra loro, come i tragici capponi di Renzo, troppo presi dal darsele di santa ragione per capire che stavano finendo insieme nella stessa pentola.

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