Addio al posto fisso: vince il precariato!

Il posto fisso che monotonia!!! secondo “loro”- è un miraggio! Ormai solo due lavoratori su dieci possono contare su un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Uno di questi due ‘sfigati’ è il direttore generale della Rai con uno stipendio di 650.000 euro! Ma per il resto degli italiani è ormai tempo di dire “addio posto fisso”! Negli ultimi mesi la quota di assunzioni a tempo indeterminato programmate dalle imprese si è assottigliata e ormai sono meno di due su dieci i contratti senza scadenza. A rilevarlo è Unioncamere nell’indagine ‘Excelsior’ a cui partecipa anche il ministero del Lavoro. L’ultimo Bollettino su luglio-settembre, infatti, registra, secondo le previsioni delle aziende, che dei 159 mila posti messi a disposizione appena il 19,8% è stabile. Il dato conferma quanto già avvenuto tra aprile e giugno. Prima di questa nuova fase, ovvero fino all’inizio del 2012, la percentuale di assunzioni previste a tempo indeterminato era ben più alta, si salvavano dalla precarietà circa tre posti su dieci. L’indagine ‘Excelsior’ segnava una quota compresa fra il 27% e il 34%, prendendo a riferimento i quattro trimestri prima della caduta. Guardando nel dettaglio la rilevazione condotta da Unioncamere, ben il 72,3% dei posti richiesti per luglio-settembre sono a tempo determinato, di cui una buona parte sono contratti stagionali; il 4,6% è rappresentato da rapporti di apprendistato; e il 3,3% da altre forme, come le assunzioni in inserimento e a chiamata. Inoltre la discesa delle posizioni fisse risulta confermata anche tenendo conto dei fattori di periodo: nel Bollettino sui programmi occupazionali delle imprese viene, infatti, evidenziato che escludendo le assunzioni stagionali i contratti “stabili” si attestano al 35,8%, mentre nei precedenti cinque trimestri la loro quota era superiore al 40%. Se poi si rapportano i contratti a tempo indeterminato a tutti i contratti di lavoro o di collaborazione che le imprese prevedono di stipulare nel periodo (inclusi quindi quelli ‘atipici’), si scende dal 16 al 14% circa. Insomma continua a incidere “l’effetto incertezza” che porta a spostare quote di domanda verso assunzioni “a termine”, siano esse stagionali o con altro contratto. L’indagine ‘Excelsior’ sottolinea come “al di là degli alterni andamenti stagionali della domanda di lavoro complessiva, la debolezza e le incertezze dello scenario economico stanno quindi riducendo drasticamente i contratti di lavoro stabili che le imprese possono o intendono stipulare”.

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