Riducono i salari per favorire l’export.

di Gerardo Lisco. I media, in questi giorni, hanno celebrato il successo di Padoan con l’UE rispetto all’accordo raggiunto circa l’istituzione della Bad Bank. Ossia la possibilità riservata a quelle banche che hanno crediti inesigibili di cederli a soggetti specializzati che a loro volta li impacchetteranno in nuovi strumenti finanziari, ad alto rischio, da vendere sul mercato. In sostanza si parla di hedge fund ossia di fondi speculativi gli stessi che portarono alla crisi del 2007 che stiamo ancora vivendo. In merito ho molti dubbi e provo ad esternarne alcuni. Il Governo sostiene che attraverso la cessione dei crediti inesigibili a società finanziare specializzate in speculazione ad alto rischio, le banche, liberate dalla massa enorme di crediti inesigibili, potrebbero ritornare ad elargire più facilmente il credito. Per il Governo in questo modo l’economia italiana ritornerebbe a crescere in modo sostenuto. Questa argomentazione mi convince poco e mi ricorda, per molti versi, quanto successe nel 2007. Allora la crisi scoppiò a causa della facilità con la quale venne concesso il credito in funzione della crescita del settore edilizio, che alla fine si rivelò solo un’operazione speculativa. A partire dal 2007 le crisi finanziarie sono sempre state affrontate dall’intervento dello Stato che ha continuato ad intervenire spalmando, attraverso la pressione fiscale e il taglio alla spesa pubblica per il sociale, il debito privato di società finanziarie e di banche sui cittadini. Penso che, di fronte a una crisi di proporzioni enormi, lo stesso bail in che chiama in solido gli azionisti e correntisti, potrebbe rilevarsi insufficiente. Penso che le previsioni del Governo circa gli effetti positivi dell’intervento sulla crescita economica siano poco fondate. Non c’è nessun automatismo tra la facilitazione dell’accesso al credito, l’erogazione materiale del credito e la sua trasformazione in investimenti produttivi invece che, ad esempio, in investimenti finanziari quali l’acquisto degli stessi hedge fund immessi sul mercato proprio dalla bad bank. Il basso costo del denaro, gli hedge fund e il crollo del prezzo del petrolio che sostituisce la bolla della speculazione edilizia rende molto simile l’attuale contesto a quello del 2007-08. Le politiche economiche dominanti, per favorire la crescita, da una parte riducono gli ostacoli all’erogazione del credito, dall’altra intervengo sui costi di produzione attraverso la riduzione dei salari per favorire le esportazioni. Si crea in questo modo la paradossale situazione per cui c’è disponibilità di denaro ma il numero di soggetti che possono accedervi non è tale da sostenere in modo consistente la domanda interna. La domanda interna per consumi, languendo, non spinge nessun imprenditore a fare investimenti produttivi in funzione del mercato nazionale. In questo modo la sfida per la crescita è tutta rivolta all’esportazione che, dato l’attuale contesto con il crollo del prezzo del petrolio e la crisi dei Paesi del BRICS, tende a contrarsi. In conclusione penso che la Bad Bank di per sè non sia sufficiente a rilanciare l’economia italiana. L’Italia ha bisogno di una “Tenesse Valley” o di un nuovo sistema di Partecipazioni Statali e per il Sud una nuova Cassa del Mezzogiorno in grado di sostenere la domanda interna rendendo in questo modo conveniente per un imprenditore non solo accedere al credito ma tradurlo in investimenti produttivi invece che in speculazioni finanziarie. Solo a titolo di esempio. Il crollo del prezzo del petrolio produrrà effetti negativi sulle esportazioni di determinati prodotti e sul settore industriale legato al petrolio. Non sarebbe opportuno che si approfittasse di questa congiuntura favorevole per investire in energie alternative favorendo lo sviluppo di un settore industriale che in prospettiva, quando il prezzo del petrolio tornerà a crescere, potrebbe rendere il nostro Paese autonomo dal fabbisogno di petrolio?

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