Esposto Codacons contro Eataly: non si sa di dove siano le materie prime e dove vengano lavorate.
per via di una etichettatura poco dettagliata, riguardante “latte, yogurt e latticini”, con annullamento della relativa campagna di comunicazione pubblicitaria. Ora il braccio di ferro tra Codacons e Eataly coinvolge la vendita di altri pesi massimi dell’agroalimentare italiano. La lista delle contestazioni del Codacons, il cui esposto contro Eataly è stato accolto dall’Antitrust e mette Farinetti sotto ulteriore pressione, è lunga. Si va dall’olio d’oliva prodotto tra le colline della Val D’Orcia, in Maremma “privo di indicazioni circa il luogo di coltivazione delle olive e di imbottigliamento dell’olio, al contrario di quanto prevede la normativa specifica di settore”, si prosegue con i pomodori San Marzano venduti da Eataly con generica descrizione degli ingredienti “pomodori pelati, succo di pomodoro, correttore di acidità” senza specificare la loro provenienza e i dettagli della lavorazione. Fino al pistacchio di Bronte, messo in commercio senza la dicitura obbligatoria Dop. O ancora il cioccolato di Modica per cui non si fornisce l’indicazione geografica e la provenieza (viene detto però che il cacao impiegato viene per il 40% dal Perù). Altra osservazione mossa dal Codacons e accolta dall’Antitrust, è quella che riguarda i prodotti non italiani venduti da Eataly, che ha fatto della propria missione commerciale ed etica la promozione della migliore enogastronomia italiana. Nel sito e nei punti vendita del brand di Oscar Farinetti si trovano, ad esempio, le patatine britanniche Kettle Chips, commercializzate senza nemmeno avere sulla confezione il logo che attesta l’assenza di Ogm, come invece fatto dal produttore inglese dopo una denuncia dell’organizzazione americana Non Gmo Project che si batte contro l’utilizzo di organismi geneticamente modificati. Stesso rilievo è stato mosso contro la salsa barbecue Squeezer Bbq che riporta sulla confezione sia la bandiera italiana che quella messicana, ma trascura di indicare l’origine delle materie prime e il loro luogo di trasformazione. Troppa ambiguità, proprio quella contro cui è stato varato il regolamento 1169 del 2011 dal Parlamento europeo insieme al Consiglio dell’ Unione europea. Ora l’Antitrust mette di nuovo sotto esame Eataly, a cui sono stati dati 20 giorni per fornire informazioni dettagliate sui prodotti la cui etichettatura è considerata tutt’altro che convincente.
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