di Angelo D’Amore. Attacco al Quirinale? Destabilizzazione delle Istituzioni? Minaccia alla democrazia? Bah, penso che si stia facendo tanto rumore per nulla. In Italia non ci si deve meravigliare piu’ di niente. Se il Capo dello Stato e’ coinvolto in conversazioni compromettenti, non deve far gridare allo scandolo ma deve indurre a riflettere che, in questo dannato Paese, davvero nessuno e’ al di sopra di ogni sospetto. Quando era una precisa parte politica ad essere attaccata, si parlava di sacrosanto dovere d’informazione da parte della stampa (a volte quasi morboso) e di meritevole condotta della magistratura i cui esponenti a volte, erano considerati dei veri e propri eroi nazionali. Adesso le cose sono un po’ cambiate. Si parla d’informazione deviata, manipolata, di magistratura impazzita (perche’ attacca il suo massimo rappresentante?), di necessita’ di una legge sulle intercettazioni (guarda che coincindenza!), di complotto internazionale teso a ribaltare un ordine precostituito. Ma quale ordine? Ormai il Paese e’ alla deriva, senza una spina dorsale politica ed economica, con una classe dirigente obsoleta, imprigionato da una corruzione dilagante. Un tempo, negli anni di piombo, le Istituzioni venivano attaccate perche’ ancora forti. Oggi la loro credibilita’ e’ al lumicino. I loro rappresentanti, si trascinano per inerzia, sapendo di non avere piu’ nessun peso specifico. Non importa sapere a quale area politica appartengano.
Mah, hai messo insieme di tutto un po', con il jobs act avevi con te tutta la destra, Marchionne, e…
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Io non voto più dal 1994. Mi rivedranno nella cabina elettorale solo quando mi daranno una pensione decente