Il fisco divide l’Italia tra ‘furbi’ e ‘soliti noti’!

Se c’è ancora qualcosa che continua a crescere in Italia, oltre lo spread e la disoccupazione, è proprio l’evasione fiscale, aumentata del 14,1% nei primi sei mesi del 2012 (la Lombardia guida la classifica regionale con un dato del 15,6%). Le imposte sottratte all’erario ammontano secondo recenti stime a un totale di 180,9 miliardi di euro all’anno, mentre l’economia sommersa arriva al 21% del PIL, 340 miliardi di euro all’anno. È uno dei tristi primati italiani in Europa, quello dell’economia sommersa, dopo di noi ci sono la Grecia (20,8%), la Romania (19,1%), la Bulgaria (18,7%), la Slovacchia (17,2%) e Cipro (17,1%). L’economia sommersa dell’Italia è risultata circa il doppio di quella della Francia e della Germania. Sarà pur vero che quello italiano è un popolo di “furbi”, ma di fronte a questi dati, uno Stato dovrebbe forse interrogarsi in modo più profondo sul proprio sistema fiscale e sulla propria capacità di controllare il corretto funzionamento dell’economia interna, concentrando le energie e le risorse su misure concrete e strutturali invece che su quelle che possono facilmente guadagnare visibilità sui mezzi di comunicazione e far leva sull’emotività dei cittadini. Invece anche Mario Monti, esattamente come i suoi predecessori, anziché far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate, o non ne paga abbastanza, ne esige di più da chi le ha sempre versate!!! Non è certo una gran bella soluzione. Semmai un colossale paradosso se si considera che l’Italia è in vetta alla classifica delle nazioni più tartassate e che, nonostante ciò, sia in testa anche alla classifica dei Paesi in cui si imbroglia maggiormente l’erario. Nel Belpaese, in testa nel 2012, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +15,6%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 15,1% e la Valle d’Aosta con +14,2%. A seguire il Lazio con +13,9%, la Liguria con +13,5%, il Piemonte con 13,4%, il Trentino con 13,1%, la Toscana con +12,6%, le Marche con +11,9%, la Puglia con +10,8%, la Sicilia con +10,6%, l’Emilia Romagna con +10,1%, la Campania +8,2 % e l’Umbria con +7,1%. La Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell’evasione fiscale. In percentuale, il dato lombardo aumenta, nel primo semestre del 2012, di circa il 15,9%. In Italia i principali evasori sono gli industriali (32,7%) seguiti da bancari e assicurativi (32,2%), commercianti (10,8%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%). A livello territoriale l’evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%). Cinque sono le aree di evasione fiscale analizzate: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.
La prima riguarda il lavoro sommerso. L’esercito di lavoratori in nero si gonfia sempre di più è composto da circa 2,9 milioni di persone, molti dei quali cinesi o extracomunitari. In tale categoria sono stati ricompresi anche 850.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un’evasione d’imposta pari a 34,3 miliardi di euro.
La seconda è l’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose italiane e straniere (Russia e Cina in testa) che, nel nord Italia è cresciuta del 18,7%. Si stima che il giro di affari non ”contabilizzati” produca un’evasione d’imposta pari a 78,2 miliardi di euro l’anno.
La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese. Dall’incrocio dei dati è emerso che il 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi o meno di 10 mila euro o non versa le imposte. Molte di queste chiudono nel giro di 5 anni per evitare accertamenti fiscali o utilizzano ”teste di legno” tra i soci o amministratori. In pratica su un totale di circa 800.000 societa’ di capitali operative, il 78% non versa le imposte dovute. Si stima un’evasione fiscale attorno ai 22,4 miliardi di euro l’anno.
La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre ha chiuso il bilancio in perdita e non pagando le tasse. Inoltre il 94% delle big company abusano del ”transfer pricing” per spostare costi e ricavi tra le societa’ del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 37,8 MLD di euro all’anno. Per il 2012, le 100 maggiori compagnie del paese hanno ridotto del 14,2% gli acconti d’ imposta dovuti all’erario.
Infine c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 8,2 miliardi di euro l’anno.

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