Turchia, referendum costituzionale. Erdogan si gioca il tutto per tutto.

di Salvatore Falzone. In Turchia a metà aprile si andrà a votare per confermare, mediante referendum popolare, la riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan. Una riforma che dovrebbe portare, in caso di vittoria, alla svolta presidenziale, concentrando nelle sole mani del Presidente della Repubblica un enorme potere, con buona pace del principio dell’equilibrio dei poteri.
Il clima è molto teso tra epurazioni, arresti arbitrari e attentati. Il golpe farsa del 15 luglio ha innescato una “resa dei conti”, sia all’interno del partito Akp (partito di giustizia e sviluppo) al governo ininterrottamente dal 2002, sia nei vari settori nevralgici dell’assetto politico, istituzionale, civile e militare del paese. Sembra quasi certo che il referendum otterrà una valanga di consensi visto che le opposizioni sono state represse in ogni loro manifestazione o critica alla riforma. Inoltre il silenzio della Comunità Internazionale, nonostante un timido tentativo di richiamo al rispetto dei diritti umani da parte dell’Unione Europea. non ha ottenuto nessun cambiamento. Per alcuni leader politici si tratta di non interferire negli affari interni di uno Stato sovrano, per altri invece occorrerebbe assumere una posizione più chiara e unita facendo leva sui rapporti economici e negoziali, di lunga data, sull’entrata della Turchia nell’Unione. In Turchia a metà aprile Erdogan si gioca il tutto per tutto, una volta legittimato apparentemente dal voto popolare potrà coronare il suo sogno di realizzare la visione neo-ottomana, già in atto in mezzo al caos siro-iracheno. Non si tratta, almeno per il momento, pur mantenendo una forte pressione lungo i confini con la Siria e vigilando sull’evolversi della drammatica crisi n Siria, di conquiste territoriali bensì di penetrare strategicamente nel Levante, il che gli consentirebbe di proiettare il proprio paese non più come ponte tra Occidente e Oriente ma come potenza leader del Medio Oriente.

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