‘Svapare’ non è solo una moda, ma soprattutto un business.

Il fumo uccide? Il fumo nuoce gravemente alla salute? Ebbene sì, ormai è un dato scientificamente provato ed inconfutabile! E allora come limitare i danni delle “bionde”? La soluzione più salutare – per polmoni e portafoglio – sarebbe quella di gettare l’ultima sigaretta e non comprarne più. Ma non tutti hanno questa forza di volontà e allora ecco l’aiutino: la sigaretta elettronica! Negozi di “electronic smoke” che spuntano come funghi e “svapare” non è solo una moda, ma è soprattutto un business.
A chi non è capitato di vedere gente tirar fuori dalla tasca una specie di “pipetta” portarsela alle labbra e tirare su una nuvola di fumo? Quello delle “e-cig” è un mercato da circa 200 milioni di euro, che a fine anno dovrebbe più che raddoppiare, con un numero di fruitori che passerebbe dagli attuali 400.000 a circa 1 milione. E’un vero e proprio boom che preannuncia una crescita esponenziale nel nostro Paese, considerato anche che in Italia i fumatori tradizionali di ‘bionde’, incalliti o meno, sono circa 12 milioni. Ma non sarebbero poi così innocue come vogliono farci credere le sigarette elettroniche che promettono di aiutare a smettere di fumare senza alcun danno alla salute, perlomeno questo il parere contenuto nei documenti dell’Istituto superiore di sanità consegnati al Ministero della Salute. “Le sigarette elettroniche con nicotina – si legge nello studio – sollevano preoccupazioni per la salute pubblica. Potrebbero rappresentare un rischio di iniziazione al fumo convenzionale a base di tabacco e di potenziale dipendenza. Rischio notevole soprattutto per i giovani considerando la facilità di reperimento su Internet”. Gli under 16, infatti, possono tranquillamente aggirare il divieto di acquisto stabilito in un’ordinanza firmata dal ministro il 28 settembre e che ha validità di sei mesi tramite il web aumentando così il rischio di danni. Il sistema elettronico, contenente nicotina in diverse concentrazioni o, in alternativa, glicerina, aromi vari e acqua, non bloccherebbe la dipendenza anzi, al contrario, potrebbe riattivare l’abitudine al fumo e l’Istituto suggerisce, infatti, che non esistendo “evidenza scientifica sufficiente a stabilire la sicurezza e l’efficacia come metodo per la dissuefazione, le sigarette elettroniche andrebbero regolamentate come dispositivi medici o prodotti farmaceutici e non come prodotti del tabacco”. L’Italia segue quindi la stessa linea degli altri Paesi, europei e non: in Francia, per esempio, sono autorizzate solo a scopo terapeutico, il Regno Unito le sta regolamentando, gli Usa sono orientati a sottoporle alle stesse prove di valutazione dei farmaci. Ma il fenomeno è comunque in crescita e ciò lo dimostra anche il recente dibattito in occasione della Legge di Stabilità. Un emendamento puntava infatti ad equiparare la vendita di e-cig a quelle tradizionali: “qualsiasi dispositivo meccanico o elettronico, che abbia la funzione di succedaneo dei prodotti di tabacco sia assimilato ai tabacchi lavorati e sia soggetto alle disposizioni in materia di distribuzione, detenzione e vendita“. Imponendo quindi le stesse accise, i divieti di vendita, ecc, ecc. Ma i produttori si sono rivoltati e l’emendamento è stato cassato. E’ chiaro però che un mercato in ascesa così ‘ghiotto’ tornerà al centro dell’attenzione politica.

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