Solitudine allo specchio. Mai sentito parlarne?

di Francesca Marra. Potrebbe essere il titolo di un libro, oppure di un saggio inerente a tematiche sociali o psicoattitudinali; tuttavia il presente articolo intende concentrarsi su uno stato d’animo abbastanza comune: la solitudine, nel senso stretto del termine.

La solitudine è infatti uno stato emotivo, talvolta esclusivamente mentale, che prima o poi viene a farci visita. Non esiste però, ad oggi, un medicinale specifico che combatta questo stato, presentabile in maniere e tempi differenti. Può esserci invece una terapia d’assistenza che aiuti a svincolarsi da questa sensazione di estraneità, di alienazione e inettitudine.

Gli specialisti suggeriscono di trovare supporto nelle interazioni più fidate, quelle su cui poggiarsi e poter contare senza troppe remore. Istruzioni generiche alla base della terapia non sono sentenziate perché la materia di cui si tratta, troppo spesso è personale e si sviluppa tramite sfaccettature diverse da persona a persona. Le librerie offrono interi saggi che illustrano come rafforzare la propria autostima e uscire dal turbine della solitudine, descritta come una fase della nostra vita caratterizzante il periodo adolescenziale, quello in cui abitano più insicurezze.

Ma allora come facciamo ad uscire da questo stato di angoscia?

Sicuramente il supporto di amici e parenti potrebbe essere la chiave di svolta per sentirsi coccolati ed ascoltati, soprattutto. Ma l’empatia, che potrebbe aiutare notevolmente a sentirsi accolti dall’altro, è una capacità che bisogna armeggiare in prima persona. Aprirsi al dialogo, corrispondere e confrontarsi, sono le prime “cure” di cui disponiamo, gratuitamente. Farlo con i propri pari, sembrerebbe la scelta migliore per non rischiare di essere redarguiti in alcun modo, su qualunque argomento. Procedere a passo felpato, con il supporto di un adulto che ci ami per quello che siamo, identifica senza dubbi un trampolino di lancio inestimabile. Ma la forza necessaria per non sentirsi soli deriva solamente da sé stessi, perché capiterà facilmente di vivere la solitudine anche in contesti affollati di gente conosciuta.

La solitudine è interiore, non insita nel contesto con cui interagiamo in un dato momento.

Dunque è consigliato di rivolgere il proprio sguardo allo specchio e di riscoprire l’unicità che ognuno di noi mette in campo, quotidianamente. Saranno questi caratteri a fare la differenza, a decretare che la nostra presenza è fondamentale, perché unica e speciale rispetto a chiunque altro. Osservare i punti caratteriali che ci contraddistinguono e porli a disposizione della società. Essere in grado di auto-elogiarsi e assumere consapevolezze importanti, quali la possibilità di completare l’altro essendo semplicemente sé stessi. Appuntare le nostre potenzialità e guardarle con stupore e meraviglia, perché per quanto possano apparirci banali, spesso sono il “plus” cercato da tempo da chiunque sia al nostro fianco.

La solitudine va combattuta, non soppressa, ma elaborata e compresa. Chiedere aiuto iscrivendosi a canali accessibili e gratuiti che fungono da promotori di eventi, collaborazioni e perché non, opportunità lavorative, potrebbe essere il primo passo verso la luce.

E ricorda che, ogni volta che ti senti solo per qualsiasi motivo, ci sarà sempre qualcuno che in quel preciso momento sta pensando a te e allo stesso modo, vorrebbe averti più vicino.

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