Non sapremo mai cosa si sono detti… quei due lì.

Ci sono telefonate e telefonate e l’uso che se ne fa delle relative intercettazioni non è uguale per tutti e non tutte vengono pubblicate sulle prime pagine dei giornali. Così può capitare di leggere nei minimi e a volte ridicoli e squallidi dettagli cosa si dicevano due tali, mentre per altri non si saprà mai nulla perchè quei tabulati verranno distrutti! La Corte Costituzionale ha così accolto il ricorso del Presidente della Repubblica sul caso delle telefonate intercettate dalla Procura di Palermo che sta indagando sulla trattativa tra Stato e mafia a inizio degli Anni ’90,  dichiarando che non spettava alla Procura di valutare la rilevanza delle intercettazioni né di omettere di chiederne al giudice l’immediata distruzione ai sensi dell’articolo 271 del codice di procedura penale. La decisione della Consulta comporta che le intercettazioni che hanno captato il capo dello Stato vengano distrutte. Non spettava, infatti, alla Procura valutare la rilevanza della documentazione relativa a quelle intercettazioni telefoniche, che coinvolgevano il presidente Napolitano e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, indagato. In altre parole, come impone la Costituzione, i pm avrebbero dovuto distruggere le intercettazioni non appena appurata la presenza a un capo del telefono del Presidente della Repubblica. Insomma sappiamo per filo e per segno di certe telefonate, ma di quello che si son detti quei due non sapremo mai nulla!!! Evviva la democrazia. Evviva la giustizia. Evviva l’Italia. 

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