L’ultimo cenone della casta: cari partiti, buona morte a tutti!

Secondo Beppe Grillo quello di questa sera potrebbe essere l’ultimo cenone della casta. Il leader del M5S dedica un post del suo blog ai politici, con tanto di fotomontaggio sul Cenacolo di Leonardo in cui, attorno a Napolitano, siedono da Berlusconi a Renzi, da Letta a Giuliano Amato, da Monti a Letta fino a D’Alema, Bersani e Debenedetti. «Nell’Ultima cena Giuda tradì Cristo, nell’ultimo cenone i commensali sono centinaia e tutti, indistintamente, ma ognuno con le sue caratteristiche, hanno tradito gli italiani – scrive Grillo -. Il bacio di Giuda sono le menzogne che ogni giorno, l’ultimo dell’anno compreso, hanno raccontato e raccontano alle persone. Quest’anno è stato magnifico, le tasse sono diminuite e persino il Pil è aumentato, risvegliato come Lazzaro dalla tomba della recessione. Il prossimo anno, udite, udite, sarà ancora meglio».Il post prosegue: «Chi non ha fede nella Repubblica dei Partiti e nei suoi trombettieri è un povero miscredente, un populista, un terrorista mediatico, un potenziale camorrista, un neo brigatista. Non si mette in dubbio la parola del signore quando il suo nome è Napolitano. Ci hanno venduto per trenta denari, ma ora li chiamano euro. Hanno distrutto l’ambiente e lo chiamano progresso. Hanno corrotto le nostre anime con il consumismo e lo chiamano sviluppo. Sono sempre a tavola e sempre affamati di potere».Grillo scrive ancora: «Cosa sarebbe questa lunga, lunghissima tavolata, dove sono seduti a banchettare, senza lo Spirito del Potere che aleggia su di loro? Un potere effimero, inesistente che gli abbiamo dato noi, trasformando delle nullità in statisti, consegnando le nostre vite a dei signor nessuno che si nutrono, metaforicamente, della nostra carne e del nostro sangue». «Per loro il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è possibile, una cosa da nulla, grazie al miracolo del debito pubblico. Il nostro debito. A loro cernie, bottarghe, orate, spigole, dentici, sogliole e branzini. A noi le lische e il conto, sempre più alto. Un Ultimo Cenone che potrebbe ben rappresentare, sempre metaforicamente si intende, l’ultimo pasto dei condannati a morte ai quali non si nega nulla prima della fine. Non ci sarà un messaggero divino, l’arcangelo della Merkel, e neppure la telefonata del governatore, come avviene nei film, a salvarvi. Abbuffatevi in questa notte di Capodanno. Potrebbe essere l’ultima, meglio approfittarne, anzi abusarne come avete fatto con la Democrazia e con la Costituzione. Prosit», conclude Grillo.
E Vittorio Feltri dalle pagine de il Giornale guarda al nuovo anno che sta per arrivare ed è sicuro di una cosa: sarà l’anno della fine dei partiti. Feltri prende spunto da un sondaggio apparso ieri, lunedì 30 dicembre, su Repubblica in cui emerge una totale sfiducia da parte degli italiani nella classe politica, per lanciarsi in una profezia sul 2014: «La democrazia – è opinione diffusa – non esiste più. Non gode di alcuna stima. I nostri compatrioti hanno capito che è una finzione e voteranno, se voteranno, contro chi la tiene in vita per mero interesse di bottega. Chi fa politica non pensi di farla franca. Sul teatrino sta per calare il sipario. Quel che succederà dopo non siamo capaci di prevederlo. Cari partiti, buona morte a tutti», scrive Feltri su il Giornale. Poi snocciola i dati del sondaggio: «Benché nel nostro Paese la mentalità anticapitalistica domini, l’associazione degli imprenditori è più riverita del peggiore sindacato, la Cgil: il 29 per cento contro il 20,8. Il dato dovrebbe far riflettere. Lo Stato è poco apprezzato: 18,9. Che equivale a una bocciatura senza appello. Le banche, poverine, sono malviste: 12,9 per cento. E il Parlamento è poco più quotato dei partiti: 7,1 per cento contro il 5,1. Sono segnali molto chiari». Così arriva il verdetto finale di Vittorio: «La fiducia nelle istituzioni è crollata, ammesso e non concesso che in passato fosse alta. All’ultimo posto della graduatoria ci sono i partiti, di cui si fidano soltanto 5 italiani su 100. Lo sapevamo già. Ma trovarcelo scritto nero su bianco fa un certo effetto. Significa che i partiti si sono irrimediabilmente sputtanati e che difficilmente torneranno in auge».

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