Un ultimo sforzo prima di tagliare il traguardo e vincere la battaglia contro il virus.

di Redazione. Non è vero che non è cambiato niente e che stiamo nella stessa situazione di un anno fa. Oggi, tanto per fare un esempio su tutti, non ci sono più quelle chilometriche file davanti ai supermercati e non ci sono più neppure i flash mob alla finestra o sul balcone con il tricolore esposto ad intonare l’inno di Mameli e Azzurro.

Oggi abbiamo il vaccino, ovvero abbiamo a disposizione l’unica arma possibile per combattere il Coronavirus. Il problema è che purtroppo ne abbiamo poche dosi e quelle poche facciamo fatica ad inocularle.

Oggi le terapie intensive non sono più sature. I decessi per Covid gradualmente iniziano a diminuire e seppure con le dovute cautele si è liberi di poter prendere una boccata d’aria senza per forza dover uscire con il cane o con la sporta al seguito per giustificare la propria presenza in strada.

Insomma, l’Italia si sta attrezzando per mettere ko il “virus” con un sistema di chiusure calibrate a seconda dell’incidenza della pandemia, regione per regione, comune per comune, anche se la divisione del paese in colori durerà per tutto il mese di aprile e con ogni probabilità l’Italia resterà “chiusa” fino a maggio.

Bisogna ancora avere pazienza, stringere i denti prima che la maggior parte degli italiani sia vaccinata in misura tale da raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge”. Anche se, pure dopo aver tagliato l’ambito traguardo, bisognerà sempre fare molta attenzione al distanziamento e alle ormai arcinote misure anti-Covid, perchè le varianti del virus sono sempre in agguato e perchè la gente di ogni nazionalità circola per tutto il pianeta, e con essa circola anche il virus che non resta fermo, ma muta e si attrezza per potersi diffondere ancora.

E dunque non ci sarà piena libertà fino a quando tutti o buona parte degli abitanti della terra non verranno vaccinati. Per questo sarebbe un errore epocale credere di poter uscire dalla pandemia pensando ognuno al proprio orticello. Quel che serve è la massima solidarietà e se i vaccini “avanzano” bisogna metterli a disposizione di quei paesi e di quei popoli che non ne hanno!

Insomma, non ci libereremo ancora delle mascherine, anche se gradualmente si cercherà di tornare alla normalità.

Pertanto nei prossimi giorni i colori delle regioni varieranno dalla zona rossa a quella arancione e l’Italia sarà chiusa fino a maggio 2021, mentre anche il resto d’Europa si blinda. Da domani, martedì 30 marzo, più della metà del Paese sarà in zona rossa, con Calabria, Toscana e Valle d’Aosta che si vanno ad aggiungere alle otte regioni e alla provincia autonoma di Trento in cui sono già in vigore le restrizioni più dure, mentre il Lazio torna in arancione.

Dopo Pasqua dovrebbero riaprire le scuole, dalle elementari fino alla prima media. Speriamo che sia di buon auspicio per una riapertura più diffusa e generalizzata dell’Italia. Ma bisogna sempre agire con la massima cautela per non gettare alle ortiche un anno di sacrifici, per non fare il passo del gambero e tornare indietro a rinchiuderci di nuovo tutti quanti dentro casa a contare i nostri morti.

La gatta frettolosa fece i gattini ciechi!

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