Inondazioni in Emilia Romagna, mezza Italia è sott’acqua!

di Attilio Runello. Dopo un lungo periodo di siccità è ritornata la pioggia. Purtroppo con la pioggia sono arrivate anche le inondazioni. Per il momento la regione colpita è l’Emilia Romagna. Altre comunque sono in preallarme: Marche e Abruzzo.
L’inondazione riguarda località attraversate da due fiumi. Le dighe realizzate a monte non sono state sufficienti a evitarle. Si è dovuto favorire una fuoriuscita di acqua per evitare che con le pioggie l’acqua tracimasse.
Le persone sono state invitate a rimanere sui piani alti. I vigili del fuoco portano in salvo quelle più in difficoltà.
Le esondazioni dei fiumi ripropongono il tema della necessità di una rete di invasi lungo il percorso dei fiumi dove fare confluire l’acqua in eccesso.
Il nostro paese in realtà non è affatto sguarnito.
Negli anni sono state realizzate oltre 500 dighe alte più di 15 metri che sono sotto il controllo del Ministero delle infrastrutture.
Oltre a queste ce ne sono altre diecimila sparse su tutto il territorio di dimensioni minori di competenza regionale.
Il paese è percorso da milleduecento fiumi oltre una miriade di torrenti.

È vero che bisogna occuparsi della transizione energetica, ma un controllo del territorio sull’ambito idrico è basilare.

Le alluvioni in centro Italia: al momento tredicimila sfollati.

Le piogge senza interruzione che si sono riversate in questi giorni hanno causato morti, dispersi, sfollati
Questi ultimi sono migliaia. Che si tratti di una tragedia che l’Emilia Romagna non vedeva dal terremoto del 2012 è sotto gli occhi di tutti.
Anche le Marche sono state colpite
In Emilia sembra che hanno esondato decine di fiumi.
Si calcola che viste le dimensioni dell’area interessata siano caduti centinaia di milioni di litri di acqua. Il terreno ne assorbe in po’ più del dieci per cento. Il resto in collina ha ingrossato i fiumi
Le dighe pure presenti hanno fatto quello che hanno potuto. Una diga – Ridricoli – con una capienza di trentatré milioni  di metri cubi d’acqua che non era vuota è stata costretta a rilasciare l’acqua che è confluita nel Mentone che ha allagato città e campagne nella provincia di Forlì. Lo stesso alla fine ha fatto il fiume Foglia, in provincia di Pesaro. Anche in questo caso a monte una diga con una capienza di sei milioni di metri cubi. Che ha retto sino a quando ha potuto.
In Italia in media in un anno cadono mille ml di acqua. In pochi giorni in queste aree ne è caduto un decimo e fiumi di diverse decine di chilometri a regime torrentizio non hanno retto.
C’è un progetto di creare diecimila laghi medio piccoli in Italia entro il 2030. Il progetto è sostenuto dagli agricoltori e osteggiato dalle associazioni ambientaliste.
Bisogna considerare che questa acqua non solo crea danni ma visto che non viene raccolta non potrà essere usata in periodi di magra.

Verrà triplicata la portata del Bisagno a Genova.
Come tutti ricordano anche la città di Genova è stata interessata dalle alluvioni.
L’ultima è stata nel 2014 ed ha causato danni per circa duecentocinquanta milioni.
Nell’arco di ventiquattro ore caddero quasi 300 ml di acqua su Genova e qualche comune vicino

Il principale fiume a esondare fu il Bisagno che attraversa Genova, ma è coperto.
Già dal 2005 erano stati predisposti dei lavori per aumentarne la portata. Ma i lavori andavano a rilento.
Dopo l’alluvione del 2014 sono stati accelerati e nel 2021 la portata del fiume era stata raddoppiata scavando e abbassando di circa due metri l’alveo del fiume.
I lavori continuano sino al 2024 con la creazione di una condotta ampia nove metri e lunga sei chilometri che porterà parte dell’acqua sino al mare. In questo modo la portata del fiume verrà triplicata.
Non ci sono certezze assolute, ma sarà altamente improbabile che la città possa essere colpita da un’altra alluvione.

I lavori sino al 2021 erano costati centocinquanta milioni ma  si tratta di soldi ben spesi.

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1 Response

  1. paolo b. ha detto:

    In passato se straripava un fiume l’uomo occidentale si adoperava per costruire argini più resistenti e manutenere il territorio affinché non si ripetesse. Oggi invoca il cambiamento climatico come fosse uno spirito della terra irato. Ci siamo involuti al rango di tribù animiste

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