Il potere terapeutico della musica.

di Francesca Marra. Quanto è impattante ascoltare note musicali quando si è giù d’umore?
Ogni giorno siamo soliti inserire gli auricolari alle orecchie e partire al suono di musica nelle diverse attività che ci aspettano. Ma ci siamo mai fermati a riflettere sulla differenza che intercorre tra lo gestire un compito in silenzio oppure con sottofondo musicale? Pochi o anzi rarissimi sono i casi in cui ci lasciamo trasportare dalle note che sentiamo in un dato momento, perché al contrario quasi sempre, ascoltiamo musica di accompagnamento.

Lavoriamo, studiamo, leggiamo, passeggiamo, cuciniamo, eppure comunemente associamo queste azioni abituali alla scelta di eseguirle con la nostra canzone preferita in sottofondo. Ci rendiamo conto, con esperienze comparate, che le performance risultanti l’opzione di operare in compagnia della musica, rilevano risultati più promettenti. Questi ultimi, come se fossero suggeriti dalle parole del cantante che stiamo ascoltando, dimostrano dei traguardi raggiunti che in assenza di qualsiasi audio, non si presenterebbero. Ciò è dovuto probabilmente alla capacità persuasiva della musica, al suo carattere intrinsecamente emozionale e in grado di rimuovere qualsiasi patina di malumore.

E’ frequente la scelta di ascoltare musica allegra quando ci sentiamo sereni e al contrario di cullare la nostra melanconia con note dolci e cupi quando ci siamo sconfortati. Indifferentemente dalla playlist che produciamo o mandiamo in coda, la musica sembra confortarci in qualsiasi momento della nostra giornata, anche quando non vorremmo essere in compagnia di nessuno. In quest’ultimo caso, soprattutto, risulta importante isolarsi sulle note di quella melodia che sembra comprenderci meglio di chiunque altro.

Come una sana dipendenza, un vizio al quale non sappiamo rinunciare, prestiamo attenzione a non dimenticarci gli auricolari prima di uscire di casa. Che siano di ultima generazione o con il filo, sono necessari affinché la giornata cominci nel verso giusto. La musica è composta da immagini, paure e ricordi; è in grado di farci perdere nel passato o di prospettarci in luoghi lontani da quelli che fisicamente abitiamo. La musica è perdizione e al contempo guarigione. Il suo ascolto è gratuito e illimitato, ci permette di resettare l’impegno appena terminato, l’incontro andato con fatica, il lavoro difficile con poca probabilità di successo. La musica non richiede sacrifici, non chiede di contenersi, controllarsi o limitarsi. Al contrario concede libertà di espressione e movimento, sembra rispondere sincronicamente ai nostri dubbi e permette alle emozioni di uscire dai propri limiti, proprio nel momento esatto in cui il mondo esterno ci interroga e sollecita di trattenersi.

 

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