Il nazionalismo della Lega è l’opposizione che l’establishment fa a se stesso per poter controllare masse sempre più critiche verso il sistema. di Gerardo Lisco

di Gerardo Lisco. Dalla lettura delle pagine economiche dei giornali appare in modo chiaro che questo è un Governo uno e trino: da una parte ci sono i ministri tecnici come Moavero e Tria che, con l’appoggio del Presidente della Repubblica, sono i garanti degli equilibri dell’Europa neoliberale nell’accezione liberale e globalista; dall’altra c’è Salvini espressione della destra neoliberale nazionalista (nel senso della nazione padana!) e infine c’è il M5S espressione di una voglia di cambiamento che stenta ad emergere.
Che M5S e Lega fossero alternativi è cosa chiara a tutti. Di questa differenza di posizioni il primo assaggio lo abbiamo avuto con il Decreto Milleprororghe. Stefano Fassina in merito ha sottolineato che non siamo in presenza di una rimodulazione di finanziamenti verso le periferie, ma di una sforbiciata di risorse che avrà l’effetto di sottrarre risorse al Mezzogiorno a favore dei comuni con i bilanci in attivo concentrati per l’89% in Padania. Questo provvedimento fa il paio con la richiesta avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in merito all’applicazione dell’art. 116 della Costituzione.
L’economista Gianfranco Viesti si è fatto promotore di una petizione al fine di bloccare i provvedimenti legislativi in corso dichiarando che siamo in presenza della “secessione dei ricchi”.
Alla petizione promossa dal prof. Viesti ha risposto indignata l’on. Simonetta Rubinato deputata veneta del PD sostenendo “Non di secessione dei ricchi dunque si tratta, ma di autonomia legata alla responsabilità. Ciò che è in discussione non è la solidarietà nazionale, ma il sistema di sprechi e clientele politiche (e non solo) per cui le risorse frutto del maggior sacrificio fiscale sopportato dai cittadini del Nord non arrivano ai cittadini del Sud per sostenere un sano sviluppo di quei territori. Dopo di che c’è anche un tema di giustizia fiscale: a chi contribuisce di più al Pil del Paese e quindi versa più tasse deve restare una quota di risorse più adeguata di oggi, in una logica di sana competitività dei territori.”
Le argomentazioni dell’on. Rubinato sono speculari a quelle della Lega. Il retroterra culturale che le ispira ha un elemento comune: il neoliberismo economico. Premiare i comuni con avanzi di bilancio è in linea con le politiche di austerità e i vincoli di bilancio sottoscritti dai Governi delle destre succedutisi in questi anni a partire dall’accordo sull’Euro plus.
Le differenze tra le politiche di Lega e PD sono di tipo procedurale: entrambe mirano a raggiungere lo stesso obiettivo e cioè la costruzione di un sistema economico neoliberale. Il PD, parte del PSE, sostiene la necessità di continuare con le stesse politiche sin qui condotte per uscire dalla crisi all’insegna di una UE sovranazionale che impone discipline di governo “in una logica di sana competitività dei territori”.
La Lega per raggiungere gli stessi obiettivi, di fronte alla crescente contestazione del modello U.E., diventa opposizione all’establishment del quale fa parte recuperando l’identità nazionale esasperandola in chiave nazionalista. Per capire meglio i termini della questione bisogna far riferimento a due eventi che hanno interessato di recente la politica nazionale e nel contempo quella della UE: l’incontro Salvini – Orban e l’approvazione da parte del Parlamento europeo delle sanzioni all’Ungheria previste dall’art. 7 del Trattato di Lisbona. Questi eventi danno la misura del confronto in atto tra le due destre e di come esso è presente nella legge di stabilità che il Governo Conte si appresta a definire. Dicevo all’inizio siamo in presenza di Governo uno e trino. Ciascuno dei soggetti che interagisce ha individuato le proprie priorità di governo.
Per la Lega sono: flat tax, condono fiscale, immigrati, art. 116 della Cost.; per il M5S il reddito di cittadinanza; per Tria il tetto dell’ l’1,6% del Pil per la spesa in deficit. Se analizziamo i singoli provvedimenti notiamo che ciascuno di essi è di ispirazione neoliberale. La differenza tra la destra nazionalista rappresentata dalla Lega e la destra globalista rappresentata dal PD è nel metodo e nella narrazione non nel fine da raggiungere. La Lega per fare tutto questo non chiede “più Europa” ma il contrario. Sostiene che bisogna recuperare l’idea di uno Stato guidato da un Governo forte capace di imporre in nome dell’interesse nazionale, da qui la differenziazione sulla questione immigrazione e sui vincoli di bilancio, politiche economiche neoliberiste perché le uniche capaci di garantire crescita economica. In Paesi come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania il Pil delle rispettive economie cresce con una percentuale che è il doppio della media UE combinando politiche economiche neoliberiste con massicce dosi di nazionalismo, autoritarismo e riduzione dei diritti sociali e crescente diseguaglianza.
Il nazionalismo della Lega è l’opposizione che l’establishment fa a se stesso per poter controllare masse sempre più critiche verso il sistema. Fino ad ora l’establishment ha distratto le masse offrendo loro diritti civili al posto di quelli sociali, oggi alla domanda di diritti e di giustizia sociale risponde offrendo nazionalismo e governo forte. Per queste ragioni non si possono lasciare concetti come Patria e Sovranità Nazionale alla Lega.
Patria e identità nazionale si reggono su coesione sociale ed equa distribuzione della ricchezza. Le politiche neoliberali, sia nell’accezione globalista che in quella nazionalista, sono contro i valori della nostra Costituzione.

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