Il memorandum di Budapest e l’invasione dell’Ucraina.

di Attilio Runello. Quest’anno ricorrono i trenta anni dalla firma del memorandum di Budapest.
Il memorandum di Budapest venne firmato tra la federazione Russa e i tre paesi della ex Unione sovietica detentori di armi nucleari.
L’accordo prevedeva che queste armi dalla Ucraina, Bielorussia e Kazakistan venissero trasferite fisicamente in territorio russo e questi paesi aderissero all’altro trattato, quello di non proliferazione di armi nucleari.
All’accordo parteciparono anche Stati Uniti e Regno Unito.
In cambio del trasferimento delle armi in territorio russo – e quindi privandosi dell’arsenale atomico che oggi di solito garantisce l’indipendenza dei pochi paesi che lo possiedono – gli altri paesi e dunque la Federazione Russa si impegnarono a rispettarne l’integrità territoriale.
Questa integrità è stata violata dalla Russia nel 2014 con l’annessione della Crimea.
Come giustifica questo comportamento Putin?
Il diritto internazionale dell’ottocento nella stipula dei trattati prevedeva una clausola implicita. Quella del Sic stantibus rebus. Cioè l’accordo è valido sino a quando la situazione è questa.
Per Putin la rivolta di piazza Maidan e la caduta con una rivolta di piazza e non con delle elezioni del governo filorusso allora al potere a Kiev comportò un cambiamento di regime. l’Ucraina non era più quel paese con cui era stato firmato l’accordo.
Che cosa devono fare oggi Stati Uniti e Regno Unito? Devono fare da garanti del trattato?
Per Putin è abbastanza chiaro che vale la legge del più forte.
Il trattato venne firmato quando al governo era Eltsin un momento di relativo idillio fra Stati Uniti e Federazione Russa, quando il controllo e lo smantellamento delle armi nucleari così come previsto dagli accordi Start era prioritario.

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