Il linguaggio di programmazione entra finalmente nelle scuole.

di Antonella Fancello. E’ passato solo qualche anno da quando il Presidente Obama, negli Stati Uniti, rivolgendosi agli studenti americani per stimolarli a imparare un nuovo linguaggio, quello della programmazione, in un suo celebre discorso disse: “Non comprate un nuovo videogame: fatene uno. Non scaricate l’ultima app: disegnatela. Non usate semplicemente il vostro telefono: programmatelo”. Obama parlava del “coding” il codice che serve
per programmare gli oggetti perché facciano determinate cose che vogliamo noi. Obama sosteneva così la campagna “Hour of Code” (l’ora del codice), lanciata da Code.org per la diffusione delle scienze informatiche nelle scuole. L’obiettivo, come lo stesso Obama ebbe a precisare, non era creare una generazione di informatici, della qual cosa, intendiamoci, ci sarebbe un gran bisogno, bensì insegnare ai bambini il linguaggio degli oggetti, quello attraverso il quale gli oggetti oggi possono essere programmati e “dominati” dall’essere umano senza esserne, al contrario, sopraffatti, come più spesso accade subendo l’utilizzo dei dispositivi informatici passivamente. Obama puntò alla nascita di un Coder Dojo (una palestra digitale nella quale si insegna ai bambini a programmare gli oggetti giocando), in ogni città americana forte della consapevolezza che insegnare il codice fin da bambini aiutasse a sviluppare il così detto pensiero critico computazionale, applicabile a qualunque ambito disciplinare … per risolvere meglio i problemi da grandi 😉 Nel giro di pochi anni il movimento dei Coder Dojo si è diffuso in tutto il mondo, Italia inclusa, con la consapevolezza che il coding non è una competenza digitale ma una competenza abilitante nella vita: programmare è imparare il linguaggio delle cose per saperle governare. Il pensiero computazionale è un valore metodologico trasversale a tutte le discipline scolastiche e non è insegnare ai bambini ad utilizzare il mouse ma dar valore alla loro capacità di saper ragionare in maniera costruttiva e applicabile alla “cose della vita” e per trasmettere tutto questo occorre metodo e nei Coder Dojo si imposta tale metodo. Gli esempi virtuosi non mancano, e nemmeno i risultati, quello che è mancato finora è stato fare sistema di tutte queste esperienze. “La programmazione non esiste nel curricolo scolastico, questo è un gap da colmare – sottolineava qualche tempo fa Agnese Addone membro di CoderDojo Roma -. I programmatori scrivono una lingua che si parla in tutto il mondo, non possiamo permetterci di rimanere isolati”. Ma … ci siamo, finalmente quest’anno una risposta dalla scuola italiana: “Dal prossimo anno tutte le scuole primarie avranno la possibilità di fare 60 ore all’anno di coding”. L’annuncio arriva dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, in visita, il 25 novembre alla Reggia di Caserta, in occasione della tre giorni di attività ed eventi organizzata dal Miur sulla scuola digitale. Nel realizzare un bilancio del primo anno di Piano Nazionale Scuola Digitale, il responsabile del Miur ha detto che in corrispondenza del secondo anno di attuazione del piano, è previsto lo stanziamento di “100 milioni per il rafforzamento delle competenze digitali degli studenti”. A partire dal pensiero computazionale. In tal modo, “ogni studente imparerà a programmare”, ha sottolineato Giannini. Per il ministro, si tratta di “un passo necessario per avere tra 10 anni una popolazione di giovani italiani perfettamente alfabetizzati in quello che si chiama il nuovo pensiero critico. Per questo obiettivo abbiamo destinato 100 milioni di euro”. Di questi 65 milioni andranno al primo ciclo. Altri 35 alla secondaria di secondo grado per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti. “Il curriculum di cittadinanza digitale darà la possibilità ai ragazzi di capire come usare e come valutare gli strumenti digitali in modo attivo. Dobbiamo garantire loro la capacità di sviluppare il giudizio critico”. Centrale nel passaggio il “ruolo dei docenti nell’innovazione scolastica” gli animatori digitali e i loro team in forza nelle scuole oramai da un anno.

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