Con la sola imposizione del carrello, a ottobre inflazione schiantata.

di Mario Seminerio. È iniziata il primo ottobre, e proseguirà per tutto il trimestre, la campagna promossa dal governo Meloni che prende il pomposo nome di “Patto a tutela del potere d’acquisto dei cittadini“, per gli amici “carrello tricolore”. Una inutile iniziativa, plasmata dalla distorsione culturale di una maggioranza che sospira pensando ai bei tempi andati della tessera annonaria, ed è convinta che la politica della concorrenza sia una ubbia per intollerabili piagnoni woke.

ARRIVA IL CALMIERE.

In che si sostanzia, il carrello tricolore? Nelle parole del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (per gli amici, Mimit),

Il patto anti-inflazione ha l’obiettivo di ridurre il tasso di inflazione che oggi grava sul carrello della spesa: dal primo ottobre al 31 dicembre, i punti vendita aderenti presenti sul territorio nazionale proporranno a prezzi calmierati una vasta gamma di prodotti di prima necessità, alimentari e non, per l’infanzia e di largo consumo – che saranno determinati dalle aziende e dalle catene distributive – con l’impegno a contenere e non aumentarne i prezzi nel periodo di riferimento. Un vero e proprio “paniere tricolore” che verrà messo a disposizione dei consumatori, nel rispetto della libertà d’impresa e delle diverse strategie di mercato, attraverso iniziative come prezzi fissi, promozioni, prodotti a marchio del distributore, carrelli a prezzo scontato o unico.

All’iniziativa hanno aderito le associazioni della distribuzione, mentre l’industria di trasformazione, che inizialmente aveva detto niet, ha annunciato una misteriosa “condivisione”, che dovrebbe voler dire “facciamo il possibile ma non possiamo promettere nulla”. Bene che il governo abbia ribadito che tutto è al buon cuore dei distributori e, in misura ancor più sfumata e fumosa, dei produttori, nel rispetto della “libertà d’impresa”. Pensare a misure coercitive sui prezzi avrebbe causato disastri che nemmeno un esecutivo di nostalgici come questo poteva permettersi di perseguire.

Come andrà a finire? Intanto, osserviamo la distinzione tra prezzi “bloccati” e “ribassati” nel periodo di riferimento. Qualcuno ha ipotizzato che, in presenza di eventuale disinflazione, i distributori guadagneranno evitando l’adeguamento al ribasso. Non lo credo possibile: la competizione nella grande distribuzione mi pare troppo col coltello tra i denti.

Occorre poi sapere che le catene useranno in modo dinamico i propri panieri di offerta, inserendo e togliendo articoli in funzione delle condizioni di mercato. In parole assai povere, le grandi catene continueranno a fare quello che fanno da sempre: promozioni e offerte a tempo. Niente di più, niente di meno. Al limite, in caso di nuove pressioni rialziste sui prezzi, possiamo immaginare che i panieri perderanno articoli oppure vedranno l’inserimento di quelli a minore qualità, magari a prezzo ribassato ma più alto rispetto a quello che poteva essere fotografato al 30 settembre.

Ci sarà un effetto disinflazionistico, quindi? Non saprei dire, molto dipenderà dalle più generali dinamiche di prezzo. Peraltro, la possibilità di vedere questo effetto sugli indici di inflazione dipenderà anche dalle rilevazioni Istat: non tutti gli esercizi aderiranno. Per farla breve, credo ci sarà un grande rumore statistico e altrettanta difficoltà a isolare segnali specifici. Fermo restando che iniziative del genere sono perfettamente inutili perché, nella migliore delle ipotesi, sono un doppione di prassi commerciali già esistenti.

LA MAGIA DELL’EFFETTO CONFRONTO.

Piuttosto, c’è un aspetto su cui voglio richiamare la vostra attenzione: ottobre 2022 è stato un mese durissimo, per pressione inflazionistica. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è salito di ben il 3,4%, quello euro-armonizzato addirittura del 3,8%. Perché vi dico questo? Perché, parlando in termini tendenziali, e cioè di variazione annuale, questo mese di ottobre si annuncia come quello della grande disinflazione, sempre che il diavolo non ci metta lo zampino, ad esempio con i prezzi di greggio e gas.

Perché ottobre 2023 sarà il mese della grande disinflazione? Perché, appunto, dal calcolo annuo verrà espunto il dato di quell’infernale ottobre 2022. Di conseguenza, a meno di catastrofi, l’inflazione tendenziale subirà una sorta di crollo. Per fare un esempio, nel 2021 l’incremento mensile dei prezzi al consumo fu dello 0,6%. Anche se questo mese avessimo un aumento mensile del 2%, il tendenziale scenderebbe intorno al 3,5%. Sarà in quel momento che i nostri eroi daranno fiato alle trombe, proclamando il “missione compiuta”: inflazione abbattuta ma restiamo umili e andiamo avanti per il bene d’aaa nazzzione, che si tiene per mano.

Guardate, non si inventa proprio nulla: anche il dissestato premier britannico Rishi Sunak, che ha imboccato il vialone che dovrebbe portare il suo partito, tra un annetto, a una salutare disfatta elettorale (sempre che il Labour nel frattempo non si suicidi), da mesi ripete come un ossesso che il suo obiettivo principale è “dimezzare l’inflazione” entro fine anno. Anche lui è perfettamente consapevole che, in base all’effetto-confronto con i mesi più difficili del 2022, e al netto di spiacevoli sorprese, l’ultimo trimestre 2023 e in particolare il mese di ottobre saranno ovunque un periodo di disinflazione, su cui i governi incumbent metteranno il cappello.

E quindi, sì, ottobre 2023 sarà per l’Italia (e non solo) il mese in cui, con la sola imposizione del carrello tricolore, spezzeremo le reni all’inflazione. Seguirà strimpellata dai tetti dei cantastorie di sistema che, con i loro prevalenti studi classici, impreziosiranno la metrica di odi e lodi.

 

Fonte: https://phastidio.net

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