Filo spinato e muri di sabbia per fermare i migranti.
di Attilio Runello. In questi giorni i media ci hanno informato quotidianamente del tentativo di alcune migliaia di emigranti del Medioriente di entrare nell’Unione europea dalla Bielorussia. Abbiamo saputo che la Bielorussia ha cercato di utilizzarli a fini politici.
Ma abbiamo anche saputo che sono rimasti al freddo accampati in qualche modo in mezzo ai boschi. Un bambino è morto prima che la Crocerossa bielorussa intervenisse ospitandoli in un centro di accoglienza di un paese vicino. Almeno sono al caldo. Probabilmente si organizzerà il rimpatrio.
Gridavano a viva voce “Germany”. La Germania infatti è il paese che per capacità organizzative è in grado di fornire un’accoglienza degna di questa nome.
Eppure la Merkel non ha voluto creare dei treni che dalla Bielorussia portassero questi emigranti attraverso la Polonia in Germania. Non lo hanno fatto nemmeno i quindici paesi che la lettera per la erezione dei muri non l’avevano firmata.
Anche da parte della presidente della Commissione europea o del presidente del Parlamento europeo si è registrato il silenzio più totale. Sassoli ha twittato: “È straziante vedere un bambino morire di freddo alle porte d’Europa”. Nessun appello ai paesi europei per accoglierli. Insomma belle parole quando sono lontani, ma appena si avvicinano non li vogliono nemmeno loro.
Solo una associazione di mamme polacche è intervenuta per portale loro abiti caldi.
E’ ormai evidente che i governanti d’Europa praticano il politically correct. Si proclamano a parole a favore dell’accoglienza ma nei fatti non la praticano. Greta Thunberg – se interessata all’argomento – direbbe bla bla bla, che le dichiarazioni di chi governa sono solo parole.
I muri di sabbia anti emigranti del Sahara. I confini dei paesi del Nordafrica con quelli dell’Africa centrale sono sempre tracciati nel deserto e da diversi anni difesi tramite muri di sabbia alti alcuni metri con torrette di avvistamento e miliziani che li controllano a volte con tecnologia sofisticate. Tutto ampiamente documentato da un articolo pubblicato da Eurispes e da foto che si trovano facilmente in internet.
“Una di queste grandi muraglie di sabbia, è chiamata “cintura di sicurezza”, circoscrive per circa 2.500 chilometri l’area contesa dal popolo saharawi in Marocco e serve almeno a tre scopi fondamentali.
Il primo è quello di ostacolare tutti coloro che ambiscono ad entrare nel paese con l’obiettivo di raggiungere le enclave europee di Ceuta e Melilla.
Secondo poi, per rivendicare il principio di territorialità assoluto da parte del Marocco a discapito delle rivendicazioni del popolo saharawi.
Infine, come terzo scopo, quello di impedire ai profughi di raggiungere la costa marocchina per provare l’attraversata verso l’Europa.
Una muraglia fisica che nel corso degli anni è stata costantemente militarizzata grazie ad investimenti economici e tecnologici frutto dell’ingegneria di alcune delle principali società di informatica e di sicurezza del mondo. Infatti, nonostante gli accordi di cessate il fuoco del 1991, firmati sotto l’egida delle Nazioni unite, il Marocco ha continuato ad allargare quella duna gigantesca per altri 14 chilometri, giungendo fino alla frontiera della Mauritania.” (Eurispes)
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