Feltri contro Gruber: “Otto e Mezzo? Disgustoso, lo vedo e ho le convulsioni”.
di Vittorio Feltri. Ho stima di Lilli Gruber, capace di dirigere un programma brutto con grande abilità. Otto e mezzo ha molto successo meritato perché di obiettivo non ha neanche la sigla, che per altro fa schifo.
Se lo segui e non sei di sinistra spinta ti vengono le convulsioni poiché la signora che conduce riceve quattro ospiti, tre progressisti e uno sfigato di destra o di centrodestra, per esempio un leghista che lei odia senza requie.
Il dibattito consiste nel fatto che il suddetto sfigato non appena apre bocca per dire le sue bischerate, viene sommerso dagli insulti degli “avversari” e dagli sfottò di colei che mena il torrone della chiacchierata, la quale pertanto prosegue a senso unico, quello da costei prediletto. Risultato, trionfano immancabilmente gli ex comunisti e derivati, mentre i padani e similari rimediano sovente una gigantesca figura di me***.
Ciononostante la Gruber ottiene buoni ascolti e Cairo, il padrone de La 7, gongola.
Giusto. Ovvio, i talkshow sgangherati da sempre vanno bene giacché alimentano l’odio politico, che è il sale della televisione.
Il problema è un altro. La faziosità funziona, ma senza esagerare. Lilli un paio di sere fa ha affrontato Salvini come fosse un suo avversario personale, e gli ha perfino contestato di indossare il costume in spiaggia, quando è noto che qualunque bagnante si tuffa in mare in mutande. Così fan tutti, donne e uomini.
Dov’ è il problema? Per la Gruber Matteo è un marziano che non ha il diritto di mettere a mollo le chiappe tra le onde, è solo un burino indegno di esibirsi sulla battigia. Addirittura lo ha rimproverato di avere un pancione da non esibirsi in pubblico, come se tutti i suoi colleghi fossero viceversa sdutti e fisicamente ammirabili. E sorvoliamo sui rimproveri politici rivolti dalla giornalista al leader della Lega. Qualcosa di disgustoso e fuori dalle elementari regole del giornalismo. La trasmissione non è stata una seduta dedicata al confronto delle idee, è sembrata piuttosto una specie di lotta senza esclusione di colpi. Insomma Otto e mezzo si è trasformato in un ring dove non vince il più forte bensì il più cafone. E i cafoni sono parecchi.
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